Ci ho pensato molto prima di scrivere queste righe. Ma credo che ci siano dei momenti in cui bisogna guardare in faccia le cose e dire quello che sentiamo. Tutti i giorni in una scuola ci sono persone che attraversano passaggi difficili della propria vita. In alcuni casi, molto difficili. E in una comunità il dolore degli altri è il nostro dolore.
Tra le persone che in questo momento stanno affrontando un momento difficile c’è Massimo, il barista della nostra scuola. Ma Massimo è molto più di un barista. E’ l’anima appassionata della scuola. E’ l'affettuoso fratello maggiore per i nostri ragazzi. E' l'amico che in questi anni si è preso cura di tutti noi, viziandoci in tutti i modi possibili. Con pazienza, con gentilezza, con ironia. E non so davvero come abbia fatto a reggerci tutti, ognuno con le proprie fisime. Ma Massimo ha il talento dell’accoglienza, che è un dono di pochi. Per me è uno dei collaboratori più preziosi. Mi ha aiutato a vedere il Marco Polo con altri occhi ed è diventato un pilastro fondamentale della scuola che stiamo provando a costruire. Una scuola diversa, attenta alle persone. Ora Massimo sta combattendo la sua partita più difficile. E credo che non sia giusto stare in silenzio.
Caro Massimo, so di parlare a nome di tutta la comunità del Marco Polo dicendoti innanzitutto che siamo tutti profondamente addolorati da quello che ti sta capitando. E chiedendoti di crederci fino in fondo, di cercare tutte le strade per farcela. Perché nella vita non tutto ciò che è reale è razionale. Succedono cose imprevedibili, che sfuggono anche alla medicina. E le storie delle persone non sempre vanno secondo le logiche che conosciamo. “Non sapevano che fosse impossibile, per questo lo hanno fatto”, è stato detto.
Perdonami, Massimo, per aver scritto queste righe pubbliche. Ma ci tenevo ad esprimerti la nostra vicinanza e il nostro affetto. Dirti che noi siamo con te. E che tu sei con noi.
Ludovico Arte