Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    lettera9

    Sono giorni strani e pieni di caos.
    Ho sempre cercato presenze nella mia vita ed adesso mi trovo ad averne una costante che non assomiglia molto all’idea che mi ero fatta: paura.
    Ho paura che non possa tornare ad essere la stessa cosa dopo che si sarà risolto tutto, se si risolverà tutto. Ho paura che questa emergenza possa destare troppa preoccupazione nelle persone e portarle a compiere gesti assurdi. Ho paura di dovermi trovare a combattere contro questo mostro o a sostenere chi lo starà facendo per me. Ho paura possa colpire la gente buona che ho intorno e sconvolgere i miei piani. In questi giorni converto quanta più paura posso in positività da distribuire all’altro, positività da destinare a me stessa per trasmetterla a chi mi ha intorno e non è facile farlo rimanendo segregati in casa, mettendo piede fuori soltanto per cogliere una boccata d’ossigeno pura e poi rintanarsi nelle quattro pareti quotidiane.
    La mia paura è dettata dal virus che in questi giorni ha preso campo, ma più di tutto mi sconvolge il fatto che questa situazione sia diventata la sola a destare preoccupazione. Ripenso a tutti i problemi che ci hanno afflitto nei mesi ed anni scorsi e, come un rewind, ripercorro la stessa confusione, probabilmente soltanto ingigantita. Mi dispiace soltanto che non si faccia più caso ai problemi che tutt’oggi persistono e che sembrano essere dimenticati perché sovrastati dal nemico attuale. Auguro alla popolazione italiana di ritrovare il buon senso.
    Spero di poter tornare presto alla normalità che, in questi giorni così caotici, è tanto desiderata quanto mai lo è stata; speriamo di poter tornare ad essere sereni insieme ed a sorridere per avercela fatta. Un grande in bocca al lupo alla nostra Italia che ne uscirà vincitrice come è suo solito.

    IO CI CREDO, CREDO IN NOI.

    Giada Coveri, studentessa 2D, 15 marzo 2020