Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    lettera23

    Quella notte feci un sogno bruttissimo… tutto il mondo era stato invaso da un alieno con le sembianze di un imperatore,  il segno distintivo una corona dorata e splendente sulla testa. Per imporre la sua supremazia aveva costretto tutte le persone all’isolamento. Nessuno poteva più uscire di casa, i ragazzi non potevano andare a scuola, non era più permesso andare a passeggiare, giocare nel parco,  trovarsi con gli amici,  o anche solo scambiarsi un abbraccio o una stretta di mano. I nonni non potevano più vedere i nipoti, i figli non potevano più andare a trovare i propri genitori anziani. Ma la cosa peggiore era che, nonostante ci fossero tanti eroi che ogni giorno lottavano con coraggio e determinazione per sconfiggere l’imperatore,  i più fragili soccombevano al suo potere nella più triste solitudine. Dentro di me la speranza si alternava alla paura e al senso di impotenza…
    Mi svegliai di soprassalto sudata, in preda ad una sensazione di panico. Per fortuna si era trattato solo di un brutto incubo... Quella mattina mi vestii di tutto punto e mi truccai come non facevo da tempo. Uscii molto presto. Avevo deciso di fare una passeggiata prima di andare in ufficio. Era una bellissima giornata di sole, il cielo era di un azzurro intenso, i fiori stavano sbocciando sugli alberi …era primavera e mai come prima mi soffermai a guardare ogni piccolo particolare di quel tragitto che facevo ogni giorno ma che oggi mi sembrava connotato da un significato particolare come se tutto quello che mi circondava fosse un meraviglioso miracolo.
    Dopo il lavoro, prima di rientrare, mi fermai da mia madre. Rimasi a chiacchierare un po’ con lei come non facevo da tempo e giocammo a burraco perché a lei piace tanto.
    Tornai a casa. C’era un buon odore … mio marito stava preparando il suo piatto forte perché quella sera avremmo avuto tante persone a cena. Mia figlia suonava il pianoforte intonando  “Imagine”  con la gioia negli occhi perché dopo sarebbe uscita con i suoi amici di scuola ... una lacrima rigò il mio viso… era felicità pura.
    Li baciai e li abbracciai forte forte e dissi loro quanto mi sentissi fortunata.
    Così quella sera, come tutte quelle che seguirono,  prima di addormentarmi pronunciai una sola parola: GRAZIE.

    Rita Solari, madre di un’alunna, 27 marzo 2020