Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    lettera26

    Ormai da alcune settimane il mondo intero si occupa e si preoccupa di questo covid19, un virus subdolo mai visto fino ad ora. Lo scenario che il nostro paese nello specifico sta affrontando è quasi apocalittico: persone che svaligiano i supermercati come se fosse la fine del mondo e discutono tra di loro per accaparrarsi un’amuchina in più, per non parlare della caccia alle mascherine. Insomma un gran numero di persone è impazzito, guidato dall’ignoranza e dalla paura.
    Questo virus ci ha messi in una situazione particolare, ci fa sentire stretti, rinchiusi dalle pareti delle nostre case. Ci sentiamo privati della nostra libertà come individui, ci sentiamo privati dell’affetto che in un momento come questo è forse l’unica cosa che potrebbe tirarci su di morale. Niente baci, niente strette di mano, niente abbracci, almeno un metro di distanza gli uni dagli altri. È molto triste, solo in questi giorni di quarantena mi rendo dolorosamente conto di quanto un abbraccio sia scontato e allo stesso tempo vitale per me. Io sono una persona fisica, di contatto, abbraccio continuamente i miei amici e i miei cari, mi viene spontaneo, in automatico. Questi giorni sono difficili da affrontare, e devo essere sincera, ho pianto spesso. Ho pianto perché mi mancano le mie amiche, perché sono lontane e non le posso stringere a me, ho pianto perché mi sono sentita soffocare dopo aver fissato per giorni il soffitto della mia camera. È straziante la quarantena, ma davvero necessaria. Comprendo l’importanza del restare a casa, del proteggere me stessa e tutte le persone che mi stanno intoro.
    Passerà presto, lo so. Nel frattempo prego e spero che passi nel minor tempo possibile, voglio solo arrivare al giorno in cui penseremo a questi giorni come al passato, sorridendo ripenseremo alle videochiamate che invece di migliorare la situazione ci facevamo mancare ancora di più gli altri, ci abbracceremo. Ci abbracceremo forte e tutto andrà di nuovo bene. Lo so.

    Livia Tozzi, studentessa 3D, 29 marzo 2020