Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    lettera28

    RIVOGLIO IL FUTURO

    Ormai è da alcune settimane che il mondo intero si occupa del COVID 19, virus mai visto fino a questo momento. Sembra di vivere dentro quei film che guardavamo dal nostro computer, ma adesso, improvvisamente, sono realtà.
    Fino a qualche mese fa tutto questo ci sembrava impossibile e invece eccoci a vivere una situazione surreale.
    Io e i miei amici, all’inizio, sono sincera, eravamo felici che avessero chiuso la scuola, non avevamo preso tutto questo seriamente ed allora abbiamo pensato alla bellezza di non avere più interrogazioni e verifiche ( che per noi ragazzi vuol dire tanto fidatevi), abbiamo pensato al fatto che non avremmo rivisto per un po’ il professore antipatico che ci prende di mira e naturalmente che saremo potuti uscire di più, visto che non eravamo più impegnati con lo studio.
    Presto però tutto questo si è trasformato in un incubo.
    La nostra routine è stata stravolta completamente.
    Tutto quello che potevamo fare prima, adesso ci sembra un miraggio.
    In questi giorni di noia ho ripensato a come Alessandro Manzoni ha descritto la peste nei  Promessi sposi: “La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia”. Questo è l’incipit del capitolo 31 de I Promessi Sposi. Rileggendo questa descrizione sembra proprio che quella peste di Milano parli di noi. Anche il coronavirus come la peste del 1630 ha invaso tutta Italia, portando paura e sconforto. Eh si... si, sembra aver fatto un salto nel tempo e esserci risvegliati ai tempi di Renzo e Lucia, la peste però ai giorni d’oggi prende il nome di coronavirus. In queste giornate vuote mi ritrovo spesso a non fare niente: studio, guardo Netflix, faccio i TikTok e sto su Instagram. Ho le video lezioni. Ecco!. Metodo infallibile per andare avanti con il programma scolastico (fortunatamente i miei prof per il momento non interrogano, incrociamo le dita tutti insieme!!!) .
    Gli amici li sento in video chiamata e devo dire che non è proprio il massimo.
    Non c’è più un contatto fisico, non ci sono più gli abbracci, non ci sono più i baci. Noto che anche le persone sono cambiate, non c’è più quel sorriso che c’era prima, non ci sono più le risate, le persone dai mille colori si sono trasformate in persone grigie. Però ho anche iniziato a fare cose che prima non avevo proprio il tempo di fare: ho riscoperto la mia passione per il disegno, per la musica  e per la pittura e sicuramente ho più tempo per scrivere e dedicarmi alla mia amata sceneggiatura.
    La normalità mi manca: mi manca stare con la mia famiglia, mi manca uscire la sera con gli amici, mi mancano le code fatte per entrare in discoteca, mi manca il mio corso di sceneggiatura, mi mancano i saluti, mi manca il suono della campanella e l’odore dei fogli a protocollo.
    Dico una cosa che non avrei mai pensato di dire :

                             Mi mancano la scuola e i professori.

    Oddio l’ho detto veramente? Eh si è proprio in questi momenti che ti accorgi che ormai fanno parte di te. Probabilmente io e i miei compagni, ma come tutti i ragazzi d’ Italia, pagheremmo oro pur di ritornare a scuola. Tornare a scuola significherebbe tornare alla normalità, alla vita di tutti giorni e vorrebbe dire che finalmente abbiamo vinto.
    Ma ci pensate quando riusciremo per strada? Io mi immagino una bella festa per le vie della mia città dove tutti parliamo, ridiamo e scherziamo.
    In queste sere penso all’estate, al mare, penso a quando parleremo di questa malattia come una cosa passata, penso a quando tornerò dai nonni, penso a questa primavera che non ha sapore di primavera, penso a quando torneremo a fare la spesa tutti insieme e a quando sentirò la campanella della scuola suonare di nuovo, penso anche a quando ci tornerà l’ansia per le verifiche e a quando cominceremo a passarci di nuovo i compiti tra di noi.

    ”Atene fu distrutta dalla paura della peste, non dalla peste” (Tucidide)

    In verità, tutto per loro diventava presente; bisogna dirlo, la peste aveva tolto a tutti la facoltà dell’amore e anche dell’amicizia; l’amore, infatti, richiede un po’ di futuro, e per noi non c’erano più che attimi” (Albert Camus, La peste)

    Queste secondo me sono delle citazioni che rispecchiano questo momento difficile che stiamo passando. Il virus ci ha portato via l’amore, l’amicizia e tante altre cose, ma non facciamoci spaventare come gli ateniesi, siamo forti, dobbiamo superare questo momento, stiamo uniti e ce la faremo.

    Andrà tutto bene!

     

    Sofia Butelli, studentessa 3N, 30 marzo 2020