“Tra qualche anno sei maggiorenne, lo sai che significa?” No, non lo so, non lo so proprio. O aspetta, forse lo so, so cosa significa essere maggiorenne per la legge italiana, ecco sì questo lo so. Ma io? Non lo so chi è il mio “io” maggiorenne. E ho paura, lo ammetto, ho paura perché succede tutto così velocemente e perché non lo si può fermare, il tempo. E il tempo passa e io cresco e ho 11 anni e poi ne ho 13 e sono 16 anni che ci sono e “non sono nessuno”. E sai l'ansia? L'ansia che ti opprime dal primo momento in cui apri gli occhi la mattina perché non è ancora cambiato niente? Un altro giorno come gli altri, e questo forse vuol dire che non hai fatto abbastanza, che non sei abbastanza; sarò mai di più di quanto sono sempre stata? Le epifanie miracolose che ti schiariscono la mente e ti risolvono tutti i problemi succedono solo nei film. Anche io vorrei sapere come attenuare le voci nella mia testa: le aspettative che mi creo da sola e che sembrano irraggiungibili; no, sono io che non mi impegno abbastanza. Ma come si fa? Come si realizzano i sogni nel cassetto? Avrei bisogno anch’io di un Virgilio, perché la mia selva oscura sembra non finire mai e la differenza è che io non la vedo la luce in cima alla collina. Fin da bambini ripetiamo che non vediamo l'ora di diventare grandi e quando finalmente siamo vicini all'esserlo, non siamo più poi così sicuri di volerlo, vero? Perché lo sappiamo bene che allo scoccare del diciottesimo compleanno non succederà un bel niente, a meno che non siamo noi a farlo succedere. Una cantante diceva “Ma tu come fai? Tu che mi sembri seria? Svelami tutti i tuoi trucchi” Solo recentemente ho capito il vero significato di queste parole: una maschera, perfettamente truccata di finto controllo e fittizia sicurezza che vediamo indosso alla gente e che forse abbiamo indossato anche noi. Ma non facciamoci ingannare: quelle vite che ci appaiono perfette non lo sono, quelle persone che “come diamine hanno fatto ad arrivare fino a lì?... neanche loro lo sanno e di sicuro non lo sapevano alla nostra età. Un giorno è successo. Quell'avvenimento che ha cambiato totalmente la loro vita e gli è caduto addosso come un secchio d'acqua fredda; non se lo aspettavano, non lo avevano pianificato. Non abbiate fretta, non corriamo, anche se lo so che non vediamo l'ora che quel giorno arrivi, ma fidatevi quando vi dico che non c'è molto che possiamo fare nell'attesa. Perciò basta! Basta preoccuparsi di un giorno “sprecato”, di un'ora di studio in più o in meno, di un allenamento in più o in meno, perché se davvero questi sono gli anni della spensieratezza, e voglio credere che lo siano, rendiamoli tali.
(Gaia Pisanello, 3M)