Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    Ri-vivere

    È tardi, la giornata è finita e io sono qua a riflettere su cosa vuol dire per me il “ricordo”. Il ricordo di una persona, di un momento, di un luogo… Il ricordo che ci teniamo stretto nella mente e nel cuore o che magari vorremmo cancellare, perché ferita ancora aperta. Sono sul mio letto e sto guardando ogni singolo oggetto nella mia stanza; tendo sempre a tenere qualcosa che mi faccia ricordare. Mi vengono in mente persone, momenti e luoghi che rimarranno per sempre con me.
    La nostra mente è capace di ridisegnare alla perfezione attimi, sensazioni e stati d’animo; la mia è un posto sicuro per i miei ricordi, nessuno potrà strapparmeli, nessuno mi impedirà di custodirli. Il ricordo tiene viva la memoria. Non esiste separazione fisica fin quando ci sarà un ricordo che tiene uniti, anche un solo istante che ti riporta a ciò che vorresti rivivere.
    A volte fa male ricordare. Fa male ripensare ad una persona che non c’è più, ad un momento lontano, ad un amico perso…  Vivere e ri-vivere… è ciò che ci tiene vivi.
    Federico Moccia scrive… “Non c’è mai un perché a un ricordo. Arriva all’improvviso, così, senza chiedere permesso. E non sai mai quando se ne andrà. L’umica cosa che sai è che purtroppo tornerà di nuovo. Ma di solito sono attimi e ormai so come fare. Basta non fermarsi troppo. Appena arriva quel ricordo, allontanarsene velocemente, farlo subito, senza rimpianti, senza concessioni, senza metterlo a fuoco, senza giocarci. Senza farsi male.” e il mio pensiero va a mia nonna e a Umberto. Ciao!

    (Yasmine Atil, 5D)