Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    Stupore

    “Nel video possiamo vedere delle ragazze, di età differenti, da quella più giovane a quella più in là con l'età, tutte coi loro difetti. “Difetti” per modo di dire. È molto soggettiva come parola. In realtà, sono tutte molto belle, perché, alla fine, l'aspetto non conta molto...”
    È stato un mio compagno di classe a dire queste cose.
    Stavo ascoltando la lezione come sempre e, ad un certo punto, dopo aver visto un video, ha iniziato a parlare. Certo, potrebbe averlo detto per far colpo sulla professoressa, o anche sulle mie compagne di classe. Mi farebbe veramente strano se fosse così, perché mi è sembrato che l'avesse detto di getto, in un modo molto spontaneo...
    La cosa che mi ha sorpreso maggiormente, però, è stato il fatto che queste parole sono state dette da un ragazzo che io credevo superficiale, come molti oggi. E lì mi sono domandata: “Alice, wow. L'avresti mai detto che potesse pensare questa cosa?”  No, non ci potevo credere, anzi, forse nemmeno ora riesco a crederci. Mi fa strano ripensarci e questo perché mi resta difficile aspettarmi qualcosa del genere dai ragazzi, soprattutto teenager, anche se credo che questo tipo di pensiero dovrebbe essere comune a tutti, indipendentemente dall’età e dal genere. Nessuno dovrebbe pensare alla parola “difetto” come se fosse un errore presente nel corpo umano. Sono caratteristiche, parti di noi che difficilmente possiamo cambiare.
    Le parole feriscono molto, tanto quanto le azioni e la violenza: penso che dovremmo insegnare ai ragazzi, maschi e femmine, fin da quando sono piccoli a pensare in questo modo. Insegniamo loro a considerare i “difetti” dei punti di forza delle persone, così da poter stare tutti insieme senza doverci preoccupare di sentirci criticati.
    E magari, più avanti, altri ragazzi mi sorprenderanno con le loro parole...

    (Alice Maestrini, 3H)