Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    PIETRE O PALLOTTOLE, ARMI O FARMACI

    “Stiamo perdendo la misura, il peso, il valore della parola. Le parole sono pietre, possono trasformarsi in pallottole. Bisogna pesare ogni parola che si dice e far cessare questo vento dell’odio atroce. Lo si sente palpabile intorno a noi. Essere cechi è una fortuna.” – Andrea Camilleri.
    Ci preoccupiamo tanto di emergere in una conversazione, da dimenticare di prestare attenzione a ciò che effettivamente diciamo. Spesso dimentichiamo che le parole hanno un peso e che con sguardo e tono di voce da pietre possono trasformarsi in pallottole. Siamo nati con questo immenso dono, quello della parola, e ci sforziamo tanto di comprenderlo a pieno da non pensare attentamente a ciò che trasmettiamo agli altri con il nostro semplice parlare o all’effetto che quello che diciamo avrà su chi ci ascolta. Le parole nascono come pietre ma velocemente si trasformano in pallottole, poiché non dosate correttamente o caricate di troppa espressività. Molte volte mi sono domandata se rompere il silenzio che ci circonda abbia effettivamente un senso in certi casi: pensiamo poco prima di parlare e, lo ammetto, talvolta lo faccio io stessa, per poi pentirmi di quanto detto o del modo in cui l’ho fatto. Forse allora, proprio come afferma Camilleri, essere cechi è davvero un’enorme fortuna, poiché in questo modo riusciremmo a porre molta più attenzione a ciò che conta realmente e non a chi lo dice, essendo in grado di percepire ogni cosa del soggetto che parla solo grazie alle parole utilizzate e a come queste vengono pronunciate. Non ci soffermiamo mai abbastanza a pensare a quante persone abbiamo ferito e a quante altre hanno ferito noi con semplici parole e pensieri. Camilleri si riferisce anche all’odio che con queste stesse parole siamo capaci di trasmettere e a come molto spesso gli uomini possano essere creature addirittura peggiori degli animali, dai quali talvolta ci differenziamo solo per l’uso del linguaggio. L’uomo è l’unica creatura al mondo dotata della parola, ma anche l’unica ad abusarne. La parola può essere un’arma oppure un farmaco, può ferire o può curare, spetta solo a noi decidere come usarla. 

    (Giada Amoruso, 3D)