Dicembre, un fiocco di neve.
Un fiocco di neve scende giù dal cielo e si trasforma in lacrima, lacrima che riga il volto di Mariasole con un tocco soave, tanto da non riuscire a percepirlo. Con la brezza invernale del mare l’anima del fiocco si consuma, sparisce, ma il suo tracciato rimane impresso sulla sua guancia, fresco al tatto, gelido nel cuore. Mariasole attutisce impassibile il colpo ricevuto, senza però riuscire a liberarsi dal suo peso che, a lungo andare, la induce al crollo. Mariasole è crollata e per qualche mese le sue gambe vacillano nell’aria senza superare la forza del freddo, che ancora, dopo tempo, la costringe a rintanarsi in sé stessa, come a trovare un ristoro accogliente soltanto lì, nel suo intimo più profondo. Il ghiaccio che la immobilizza si trasforma, in aprile, in una di quelle bevande fresche che d’estate berremmo volentieri, che sono però ancora inadatte alla stagione primaverile, nella quale sempre più spesso si riversano le nubi che non hanno avuto modo di esprimersi durante le stagioni precedenti. Mariasole si sente inadatta, quindi, ed il suo esserlo si traduce in un’ostilità per le cose, per le persone e per il mondo che non le permette di riacquisire piena padronanza di sé. Le settimane trascorrono e la confusione interna all’animo, a poco a poco, si affievolisce. Di neve non ce ne è ombra, le nubi fluttuano libere nell’aria e lontane dal sole, che ormai riesce a contrastarle con la sua sola presenza.
Giugno, giornata di sole cocente.
Tutto d’un tratto i nervi si sciolgono e i movimenti delle mani diventano più fluidi. Il viso di Mariasole si ricopre di sabbia, si illumina di luce e della rigidità di allora non se ne percepisce l’esistenza: si libera dalle catene la sua magia di esprimere. Volano via nell’aria i pensieri più profondi all’animo e tutto viene pervaso da un’anonima leggerezza che si spiega soltanto nel riflesso della luna, che riempie timida ogni angolo più buio.
Così Mariasole è stata ghiaccio nei giorni di tempesta, acqua in quelli di relativa instabilità e vapore nei giorni in cui il cielo ha saputo far fronte alla sua mancanza di vitalità. Mariasole sei tu, che come lei scherzi, ridi, piangi, giochi, parli, ascolti, accogli, copri, racchiudi, danzi, volteggi ed immancabilmente cadi. Cadi, e non per il gusto di vedere come poi sai rialzarti. Cadi perché sei umano, fragile, irascibile, complicato, figlio del mondo e quindi materia, ma sai slegarti, trasformarti, scomporti e poi ricostruirti da capo a piedi, senza l’aiuto di nessuno.
Non sarai indistruttibile, ma sai proteggere te stesso da tutto ciò che desideri.
(Giada Coveri, 3D)