Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    AL MIO, AL TUO, AL NOSTRO IMPEGNO

    “L’italiano, sì, il ciarlatano con la faccia tosta che porta a spasso il cane gesticolando a destra e a manca.” “Sì, quello che si caccia in qualche guaio ogni volta che apre la bocca e, per questo, ha sicuramente a che fare con la mafia.” “Oh non ti dimenticare che è anche quello che racimola lo stipendio secondo tattiche sconosciute, perché purtroppo il lavoro non sa minimamente cosa sia.” “E sulla questione del tipico latin lover italiano non si esprime nessuno?!”
    Mettiamo piede fuori casa e il nostro essere italiani viene subito affiancato a pratiche, caratteristiche e modi di fare che, agli occhi di chi non “abita” il contesto italiano, appaiono squalificanti e poco degni di ammirazione, a volte spinti da una necessità precisa, altre volte privi di senso, ma pur sempre “italiani”.
    Veniamo definiti italiani ma, in realtà, cos’è che siamo?
    Siamo quelli che si sporcano a tavola mangiando la pasta al sugo perché ciò è tradizione; quelli orgogliosi del proprio patrimonio artistico che deve essere valorizzato in ogni modo e tramite qualsiasi strumento, così da oltrepassare il confine dell’ignoto e rendere consapevole il mondo della bellezza che ci circonda; siamo quelli che le vacanze al mare le devono vivere a pieno, tuffandosi nelle avventure, divertendosi, scoprendo ogni giorno fin dove si è disposti ad arrivare; quelli che “se tu hai bussato alla mia porta da adesso sei di casa” e gli stessi che, se ti incontrano per strada e sentono di conoscerti, non esitano a scambiare due parole con te, rendendoti partecipe della loro vita. Siamo anche quelli che vivono in perenne agitazione per l’avvenire ma che allo stesso tempo si ingegnano per trovare un possibile rimedio a tutto, e lo fanno per il bene comune, non per difendere il proprio io e siamo poi quelli fieri della discendenza dai romani, il popolo forte, il popolo dell’Impero, ma anche quelli che, sorridendo, sostengono che il Molise non esista, quando in realtà esso è il risultato di tutto ciò che la nostra penisola, nel corso dei secoli, si è guadagnata.
    Cosa siamo, dunque, noi italiani?
    Niente, niente o forse tutto. Tutto perché non ci manca niente e niente perché non possediamo tutto, ma è forte in noi la consapevolezza di essere unici e di appartenere ad un insieme che non è comparabile a nessun altro, perché originale e nelle sue particolarità diverso da tutti.
    Guardare con occhi diversi le percettibili realtà rende saggio il mondo, sforziamoci allora di non lasciare che tutto rispetti uno schema preciso e lineare, che esista una traccia che riconduca il singolo alle caratteristiche di un’unità, ma rendiamo possibile, sotto quest’aspetto, un reale cambiamento. Le diversità sono presenti in tutto il mondo e toccano ognuno di noi ogni giorno, cogliamo allora queste caratteristiche che ci differenziano dagli altri e trasformiamole in qualità che possano riuscire, in un futuro, a rendere il mondo un posto migliore.
    Al mio, al tuo, al nostro essere italiani: abbiamo tutte le carte in regola, dobbiamo soltanto inserirci nel gioco.

    (Giada Coveri, 3D)