Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    Insieme

    Quello che non vediamo non ci tocca. Ciò che è lontano da noi non ci appartiene. Parliamo di mondo, di globalizzazione, di società attuale, di inclusione e di sostegno tra persone. Realmente esistono queste cose? O sono solo parole di circostanza, usate per convincere e convincerci ad essere obbedienti e ligi? Questo dubbio ogni tanto mi sorge!
    Bisogna insegnare a noi giovani a guardare oltre il nostro naso; bisogna parlare con noi di ciò che succede nel mondo e motivarci a fare qualcosa, nel nostro piccolo, per cambiare ciò che non va bene. Noi giovani, dobbiamo imparare ad essere coscienti; dobbiamo informarci, aiutateci a farlo, per provare a capire ciò che succede in Siria, cos’è il “muro della vergogna” tra Stati Uniti e Messico; capire quanti abusi subiscono le donne NEL MONDO e la fame che patiscono molti bambini.
    La critica che faccio è rivolta principalmente ai miei coetanei, che troppo spesso tendono al disinteresse. Vorrei, però, spendere due parole anche per coloro che tutto questo ce lo dovrebbero insegnare, e che a volte fanno finta di ignorare, facendoci credere che tutto vada bene. La mia critica è rivolta a chi continua a buttare giù la mia generazione, a demoralizzarci con i loro pregiudizi, senza pensare ad aiutarci. Sono stufa di sentirmi sbagliata, sono stufa di sentire per la strada frasi del tipo “che gioventù bruciata”; siamo additati come coloro che questo mondo lo stanno rovinando.
    Cari ragazzi, forse dovremmo imparare da chi sa molto più di noi, da chi ha vissuto esperienze forti, non come la nostra quarantena passata sul divano; da chi magari non ha una laurea, ma ha tanto da raccontarci; da chi ha girato il mondo realmente o solo con la mente, attraverso i libri letti.
    Cari “grandi”, vi chiedo di supportarci e seguirci, nelle nostre gioie, dolori e sbagli, per imparare insieme a crescere, partendo proprio da questi.

    (Yasmine Atil, 5D)