Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    ALLA MIA CITTÀ

    Sei Fiorenza e Florentia, ma da sempre ti porto nel cuore come Firenze. Hai accompagnato la mia crescita e, ad oggi, non riuscirei mai ad immaginarmi altrove. Sei nota per il tuo ricco patrimonio artistico e culturale, che da anni ammalia turisti e cittadini locali, per le tue meravigliose bellezze e anche per il tuo calore. Ospiti opere e reperti unici al mondo, dei quali mi innamoro ogni volta di più e che non riesco a non fotografare continuamente: ricordo ancora la riproduzione in legno di Palazzo Vecchio fatta da mio nonno, che tanto fieramente espone in casa sua, e che ogni volta paragono all’originale.
    Una cosa che adoro fare è osservare i turisti che percorrono le tue vie: adoro vederli estasiati davanti ad un tuo particolare che conosco meglio di me stessa, vederli scattare foto che conserveranno per sempre e i loro enormi sorrisi nello scoprirti. Amo parlare e sentir parlare di te, della città d’arte in cui è nata la lingua italiana e dove si parla quel dialetto particolare in cui “la lettera c non esiste”: non credo di saper spiegare quanto mi piaccia il nostro dialetto, talmente tanto da sforzarmi di farlo sentire in altre città italiane per “mostrare il nostro orgoglio”. Sei stata signoria sotto i Medici, probabilmente la famiglia fiorentina più importante mai esistita, fino ad essere considerata una delle città più prospere e ricche del tuo periodo.
    La tua storia accompagna le nostre storie e, come noi, hai vissuto momenti di massimo splendore e di estrema crisi.
    Quanto velocemente sei cambiata soltanto nel corso di quest’anno? Nel giro di pochi mesi, infatti, sei passata dall’ospitare centinaia di migliaia di turisti al vederli pian piano scomparire. Per mesi le tue strade sono state deserte e ne hai notevolmente risentito, perdendo una parte fondamentale di quello che è il tuo vissuto. Ti è stata poi concessa un briciolo di libertà, della quale però tutti hanno abusato, che ti ha nuovamente costretta ad un blocco tutt’ora persistente. Sei rimasta vuota anche per le feste di Natale e per il Capodanno, sola, riscaldata soltanto dal calore delle luci colorate che ti decorano e da quel forse troppo piccolo albero addobbato in piazza Duomo, che non rende giustizia al tuo nome. Pochi giorni fa ho attraversato le tue vie, purtroppo colme di persone che come me desideravano vederti un’ultima volta o perché alla ricerca dei regali. Ti ho salutata per l’ultima volta nel 2020, con la speranza di rivederti più bella che mai durante quest’anno: ci vediamo presto, Firenze.

    (Giada Amoruso, 3D)