Un alternarsi di luci mi svegliò. Rosso, blu, verde e bianco. Richiusi gli occhi perché avevo ancora voglia di dormire, ma li riaprii immediatamente perché ricordai: Era natale. Scesi le scale del mio letto a castello e svegliai mio fratello. Corremmo in salotto. Quel susseguirsi di luci intrecciate nell'albero mi abbagliò la vista, non ancora abituata alla luce. Guardammo ai suoi piedi: pacchi di ogni genere, dal più grande al più piccolo, come le chiavi inglesi in un set di riparazione. Gli occhi cominciarono a brillare, non per il riflesso delle luci, ma per quella montagna di regali da far girare la testa. Neanche il tempo di metterli a fuoco tutti, che mio fratello si era già tuffato in quel mare colorato. Volevo farlo anche io ma qualcosa mi bloccava. Le sensazioni di gioia e felicità che provavo erano svanite improvvisamente. Quei regali per i quali mi ero alzato tanto presto non contavano più niente. Una corrente di angosce iniziò ad attraversarmi la mente, una veste di tristezza mi stava avvolgendo. Il mio pensiero era altrove, rivolto a tutte quelle persone che si sarebbero svegliate senza un dono sotto l'albero. A tutti quelli che non avrebbero potuto passare una giornata in compagnia, animata dalle risate e dal calore del camino in fondo alla stanza. A quelle persone dimenticate da tutti e abbandonate a sé stesse. A quelle persone costrette a passare il Natale in una casa di riposo, consolate dalla loro sola presenza. A tutte quelle che non hanno una casa, che vivono per strada e che trovano conforto nei pochi passanti. A tutti quelli che vivono una situazione difficile a causa della perdita di un parente o del posto di lavoro.
Da quella mattina di qualche anno fa sono cambiato. Ho capito il vero significato del Natale, che va oltre il regalo da scartare. Per me Natale è tutti i giorni, perché noi tutti dovremmo ricordarci più spesso di tutte queste tristi situazioni e circostanze. Da quel giorno sono cresciuto.
(Marcello Consigli, 5B)