Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    Il mio posto

    Penso che ciò che stiamo vivendo sia la risposta della natura che si ribella all’uomo distruttore e sfruttatore, che farebbe di tutto pur di soddisfare i propri bisogni.
    L'uomo infatti abusa e prosciuga, non curandosi delle conseguenze disastrose delle proprie azioni. La sua presenza lascia sempre un segno, come un’impronta nel fango.
    L'assenza di stelle nel cielo notturno, non visibili all'occhio a causa dell'inquinamento luminoso, può darci un’idea del danno cagionato. Quello del cielo stellato è da sempre un panorama affascinante, fonte di ispirazione per molti artisti e generatore di sentimenti forti. Chissà come avrebbe concluso Dante la sua commedia se avesse vissuto ai giorni nostri. Chi non ha mai avuto la possibilità di vederlo non sa cosa si perde. Posso ritenermi fortunato perché d'estate, nella località in cui sono solito passare le vacanze, ho ancora la possibilità di farlo. Spesso sento il bisogno di fermarmi un attimo, non uscire con gli amici ma prendermi del tempo per stare da solo. Mi siedo sulla sdraio del giardino e guardo verso l'alto: l'aria è fresca, sento il vento che arriva ad accarezzarmi il viso con la dolcezza di una mano di una madre. I pensieri sono leggeri, le preoccupazioni fuggono e la mente si svuota. Sento di tornare bambino cercando di contare tutti quei punti luminosi o unendoli con una linea immaginaria per creare figure o immagini. E sono contento quando finalmente riesco a trovarne una che abbia un senso.
    Capisco allora di essere nel posto giusto, nel posto in cui mi sento giusto e sereno, non giudicato o inferiore a nessuno. Quello è il mio posto.

    (Marcello Consigli, 5B)