Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    La stessa storia con quel foglio bianco

    Ogni volta è la stessa storia. Quella sensazione di panico di fronte al foglio bianco. C’è sempre stata, mi ha accompagnato fin da piccolo, tutt’ora c’è e non accenna a volersene andare. Sarà capitato a tutti di provare quel sottile stato di agitazione prima di dover scrivere un tema a scuola. Molti riescono a convertirlo in adrenalina pura che va in circolo stimolando la creatività e la ricerca intellettiva. Altri sanno già cosa scrivere neanche si fossero preparati a casa. Io no. Le parole mi girano per la testa, le idee si mettono in fila, l’attacco sembra pronto per uscire e invece…nulla. Completamente niente. Inizio a guardarmi intorno. Alla mia destra c’è Marco, il capo rigorosamente chino sul foglio che gradualmente viene rivestito da un abito color blu inchiostro. Un pittore che con il pennello fa ciò che vuole, stupisce ed emoziona come pochi sanno fare. Quello mio resta bianco, un bianco pallido come quello delle fotografie invecchiate. A sinistra Sara si trova nella mia stessa situazione. Il suo sguardo è disperso nel vuoto, in un mondo a sé. Un corsaro nel mare in tempesta in cerca di un'ancora di salvataggio che sembra non arrivare mai. Improvvisamente succede, la penna mi scivola di mano e parto. Parto e inizia un viaggio nella mia mente con destinazione ricordi passati. Ricordi più o meno recenti, belli e brutti, ricordi che non hanno niente a che vedere con quello che dovrei fare. Eppure, è proprio qua che, senza rendermene conto, riesco a trovare uno spunto. Anzi, lo spunto. Sì, perché è quello vincente, non uno a caso, quello di cui ho veramente bisogno. Timbro il biglietto di ritorno e in pochi istanti la mia navicella mi porta indietro dove sono partito, in quell'aula, su quella sedia che mi sembra aver lasciato tanto tempo prima, e invece appena 5 minuti sono passati. Riprendo la penna. Adesso posso cominciare a scrivere.

    (Marcello Consigli, 5B)