Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    Sfiorire

    Cominciato come una sfida, da un lato all’altro di un tavolo da calcio balilla e svolto a fotografarsi ad Amsterdam con splendenti e giovani sorrisi. Sfiorire, perché sfiorisce? Perché cadono i petali come alla rosa della Bella e La Bestia? Perché quando qualcosa è tanto bella è destinata ad annullarsi? Che poi l’annullamento avviene nelle cose di tutti i giorni, in errori imperdonabili che restano annullati per sempre e si sente. Si sente forte. Camminando e fermandosi, stringendosi le mani di fronte alla Madonna del Latte di Defendente Ferrari e nell’ascoltare la voce dell’amante dell’arte per eccellenza. E infatti lei è arte, la donna che stringe, e che osserva e nel frattempo si innamora. “Vedi Bianca io sono stata con il nonno per cinquant’anni e anche dopo la sua morte non ho smesso di amarlo, ma l’innamoramento è passato”. Ecco, io non ho mai capito questa cosa. Parlare di amore è banale, amare no, complimentarsi ogni giorno e parlare delle proprie passioni non lo è. In diciannove anni di vita, quasi venti, non ne ho mai capito niente, forse perché ho sempre visto l’amore come qualcosa di, paradossalmente, inesistente o raro. Eppure, questa voglia di andare agli Uffizi e innamorarmi mentre qualcuno mi descrive un quadro è tagliente. Di contemplare tutti gli aspetti di una persona, che so, lavarsi i denti insieme ed essere felice di farlo.
    Eppure, quando arriviamo ad un certo livello d’intimità l’innamoramento sfiorisce, può andare bene o appassire. E in fin dei conti tutto quanto, tutto ciò che si crea s’indebolisce nel tempo, si alleggerisce, si amalgama alla normalità e incontra la noia. D’istinto ci viene da piangere, magari non lo facciamo, ma la sensazione di “Crack”, di fitta, è forte. E sfioriamo per qualcosa che non capiamo.
    Ogni tanto mi è capitato di svegliarmi la mattina e sentire i miei genitori ridere al piano inferiore, magari la mattina di Natale, quando avevano dormito troppo e si erano dimenticati di cacciare gli ultimi regali sotto l’albero, oppure un evento importante, come un loro anniversario, quando papà se ne usciva con lo Champagne alle 10 prima di pranzo. Ho sempre pensato che quella fosse la felicità, l’amore, nelle risate si dicessero “per sempre” e gli anelli che avevano alle dita cercavano in qualche modo di confermarlo. Ed è qui che inizia lo sfiorire, alla caduta del primo petalo della rosa della Bella e la Bestia, gli Uffizi restano un ricordo snervante e complicato da ricostruire. Sfiorire di istanti, in un instante e distanti.

    (Bianca Cernuto, 5H)