Lo conobbi sette anni fa a Pistoia, “figlio” di una famiglia dal cuore enorme ed altruista. Era lì, rintanato dietro ai suoi fratelli, sprofondato nell’imbarazzo di vedere gente mai vista prima. Non aprì bocca e gli occhi enormi gli si spalancarono così tanto da uscire quasi dalle orbite. Fui subito attratto da quello sguardo curioso e spaventato, come se un nemico stesse invadendo la sua confort zone, ma allo stesso tempo voglioso di conoscerlo. Fu, allora, in quel momento che mi si avvicinò con passo placido e incerto ed io smisi di respirare per non emettere alcun rumore, affinché potessi captare ogni suo singolo movimento. Si fermò a pochi passi da me ed io iniziai a fare un viaggio con la mente. Immaginavo già di poter uscire con lui, come fanno due veri amici. Stavo già programmando tutto ciò che avrei voluto fare con lui. Correre, giocare, viaggiare. Insieme saremmo andati a scuola, saremmo tornati a casa per fare merenda e insieme avremmo fatto i compiti. L’idea che ci sarebbe stata una figura in più in casa da quel momento e che mi avrebbe accompagnato per un bel pezzo della mia vita come un fratello, anche se non lo era di nascita, non mi dispiaceva affatto. Immaginavo durante l’estate di fare il bagno al mare insieme a lui. Cresceva l’emozione di fare questa nuova conoscenza, scoprire il suo carattere e la sua anima. Ma tutti quegli assurdi viaggi con la mente furono interrotti dalla voce di mia mamma “Mirco, dai tuoi occhi capisco che hai deciso. È lui vero? Mettigli il guinzaglio e pensa a dargli un bel nome!”
(Mirco Nelli, 3D)