Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    Idem

    Più volte nel corso di una giornata involontariamente mi capita di soffermarmi su quelle piccolezze che contornano i movimenti che normalmente ognuno di noi compie e, scioccamente, mi ci incastro da capo a piedi. Non lo reputo un problema questo, anzi, mi piace navigare tra le sfumature della formazione di persone che hanno un passato diverso dal mio e che, per forza di cose, sono cresciuti in una maniera differente, ma troppo spesso con quello che capto attraverso i miei occhi curiosi mi ci vesto, mi ci insinuo a tal punto da riuscire a cucirmi addosso le stesse loro paure, i soliti loro timori e faccio delle loro emozioni il mio maglione colorato. A volte è divertente: perdersi tra il giallo sole delle loro risate e l’arancio acceso dei loro sorrisi mi dà modo di nutrirmi della loro felicità e di quella ilarità ne faccio tesoro portandola in tasca nel corso della giornata. Esistono poi anche i momenti in cui, invece, l’affinità tra me ed il soggetto squadrato mi porta a precipitare nella profondità dei suoi pensieri blu cobalto e delle altrui paure nero pece che mi rimangono incollate addosso come burro fuso. Questa doppia colazione a base di prodotti diversi mi invita anche a scoprire quale sia stato il sapore idoneo a far scaturire tale situazione psicologica, la quale diventa mia anche quando non l’ho mai percepita. Così inizio ad accessoriare il mio corpo con quella forza e quelle fragilità altrui che mi permettono di indossare i capi più svariati, andando a tingermi di qualsiasi colore pur di comprendere il sentimento dell’altra persona, al fine di trasformarmi nel supporto adatto a sostenerlo in ogni sua decisione, nella parola giusta al momento del bisogno oppure nel comportamento più adatto a restituirgli la serenità. Da ogni movimento traggo una storia, inclusiva di inizio, svolgimento, conclusione ed alle volte anche commento, tessendomi nella trama di chiunque pur di essere quella qualunque cosa che possa fare al caso loro. Poi finisco col costruirci castelli di carta, ma quella è un’altra storia!

    (Giada Coveri, 3D)