Lo sguardo alzato verso il cielo, stringo fra le mani il telefono. Lo stringo talmente forte che le mie nocche diventano bianche e più rimango immobile, più penso che lo romperò, questo oggetto. Il cielo azzurro, senza nuvole, fa da sfondo. È una tela su cui è stata spalmata una pennellata unica, con decisione.
Su questo sfondo è stato aggiunto il paesaggio che ora sto ammirando.
Le gambe mi tremano mentre cammino piano intorno alla struttura.
Quell'enorme cupola che sovrasta tutto mi cattura.
Spicca nel cielo con quella palla d'oro che a primo impatto ti pare così piccola, ma per essere avvistata da lontano deve essere veramente grande.
E chissà quanto ci hanno messo per alzarla fin lassù.
Seguo i lineamenti della cupola. Sembra veramente uno sticker attaccato su un muro azzurro chiaro.
Una nuvola lontana inizia a formarsi e avvicinarsi, ma non rovina quel magnifico spettacolo.
Spalanco la bocca per l'emozione. Le mie gambe si fanno molli e la testa inizia a girare.
Non voglio staccare lo sguardo, ma il collo mi picchietta, va a fuoco e mi urla di abbassare gli occhi. Perdo l'equilibrio per qualche secondo e sono costretta a distogliere lo sguardo.
Ma anche se guardo la terra, l'immagine rimane impressa nella mia mente.
Sbatto le palpebre, e ogni volta che diventa buio, il contorno risalta, proprio come quando osservi per troppo tempo una fonte di luce.
Con quel poco di coraggio che ho, rialzo ancora una volta gli occhi per imprimere definitivamente questa bellissima immagine.
Piano piano mi allontano, ed anche se mi lascio alle spalle quel luogo, la sensazione di svenimento non sparisce.
Alice Maestrini, 4H