Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    Il rubinetto nascosto

    Fin da piccola ho sempre creduto che dentro di noi ci fosse un rubinetto. Sì, un rubinetto nascosto da qualche parte nel nostro corpo.
    Dove?
    Non ne sono molto sicura. Non mi sono mai soffermata a pensare dove potesse essere, ero solo fermamente convinta che ognuno ne avesse uno.
    Non puoi non averlo. E se sostieni il contrario, ti sbagli.
    Si dice sempre che nessun uomo è uguale ad un altro, quindi anche il rubinetto può variare.
    Magari ha delle dimensioni piccole, così minuscole da farti credere che non ci sia, o semplicemente è difficile da aprire e, in automatico, ti viene da pensare “non c’è”.
    Qualunque sia la situazione, il rubinetto esiste ed io so che il mio è molto grande.

    Ed ha delle perdite.
    Molte persone mi hanno suggerito di ripararlo, ma è abbastanza difficile. Ci vuole tempo per fermare l’acqua e in questo momento non ho la forza necessaria per farlo.
    Almeno, non ora.
    Non mi piace questa parte di me.
    Si apre troppo spesso e per dei motivi che gli altri considerano stupidi: magari ci passi accanto, lo sfiori leggermente, senza avere veramente intenzione di aprirlo e subito l’acqua comincia a scendere giù a fiotti.
    Si tratta di una delle tante parti sbagliate che credo di avere.
    Ma, anche se la penso così, chi ti dà il permesso di giudicare?
    Sì, si apre in alcuni momenti in cui non servirebbe, momenti in cui è stupido lasciare uscire
    l’acqua… però questo non giustifica il tuo “prendermi in giro”.
    O sbaglio?
    Riflettendoci ora, può darsi che la pallonata che ho preso abbia fatto scattare la manopola dell’acqua, ma non per forza si tratta del motivo per cui era così lento e facile da aprire.
    Non è detto che quelle lacrime riguardavano il dolore alla testa o la rottura degli occhiali, potevano esserci altre motivazioni, cose che tu non saprai mai, ma che comunque hai scelto di giudicare sbagliate.

    Alice Maestrini, 4H