La perdita di qualcuno è un fatto indesiderato e distruttivo. Ti lascia un freddo gelo dentro; ghiaccio che si diffonde, circonda il cuore, e non se ne va. Ti ghiaccia la pelle e nemmeno bevendo una cioccolata calda o coprendoti con la coperta più pesante, riesci a scacciare quel freddo.
Puoi anche chiudere le braccia per cercare di nasconderlo, ma quella sensazione opprimente, i brividi che dà, si percepiscono comunque.
Ti accorgi delle “maschere dei sentimenti”, come mi piace chiamarle. La luce degli occhi che si affievolisce e diventano più scuri del colore originale.
È in questi casi che capisci che siamo tutti umani. Nessuna barriera d’età, di lavoro, di status sociale vale. Ci troviamo tutti sullo stesso livello e finalmente ho capito che non è sbagliato chiedere come va, cercare, per quel che si può, di dare un po’ di conforto.
Non credo più sia essere invadente preoccuparsi per qualcuno. Magari, uno sconosciuto non ti racconterà tutti i suoi problemi, ma un semplice gesto, un solo “come va?” potrebbe anche far piacere.
Sono solo una ragazza di 17 anni, non posso fare molto. Sì, sono quasi maggiorenne, e sì, sono grande ormai, devo sapermela cavare.
Eppure, nonostante la mia età e nonostante le aspettative che le persone ripongono in me, nei momenti in cui dovrei cercare di aiutare qualcuno, torno ad essere bambina. Le parole mi muoiono in gola, proprio come da piccola non riuscivo a parlare con i grandi.
Vorrei saper dire la cosa giusta, al momento giusto. Cerco dentro la mia testa, il più velocemente possibile, la risposta da poter dare, ma questa si fa attendere. Sparisce, si nasconde dietro un mobile e rimane lì per giorni. Se vuole, dopo circa una settimana, salta fuori all'improvviso. Urla, con tutto il fiato che ha in corpo, quelle parole che aveva pensato.
“Andrà tutto bene; capisco cosa si prova, è un momento difficile della vita a cui nessuno è preparato. La morte è l’unica certezza che noi esseri umani abbiamo, ed è quella che tutti si aspettano di meno. Ti travolge e ti lascia da sola. L’unica cosa che posso consigliare di fare è di andare avanti: sbatti in faccia un libro, un banco, una porta a quell’essere spregevole con la maschera e la falce e continua per la tua strada.
Vivi per chi, ora, ti guarda camminare. Non lo faranno al tuo fianco in maniera concreta, ma ci saranno sotto forma di vento che ti sussurra nelle orecchie un incoraggiamento.”
Alice Maestrini, 4H