Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    Davide

    Pensaci per un istante; l’estate, noi due, il mare, il tramonto e vecchie storie da raccontare.
    Pensa di guardare davanti a te e, con una birra in mano, ammirare l’ampiezza di quella meravigliosa tela turchese che quasi par dipinta. Già immagino quante risate ci faremmo, quante belle cose ci diremmo… penso anche a quanti intervalli di silenzio ci sarebbero; un silenzio piacevole, mentre ammiriamo mille colori che si sprigionano nel cielo e che piano piano spariscono davanti a noi.
    È una giornata d’agosto, ormai sono le 21 e il sole è tramontato; le mia braccia ti avvolgono in un abbraccio stretto e le tue ricopiano il mio gesto, ma stringendomi in quella maniera unica che riesce a farmi sentire al sicuro, protetta e a casa, quella sensazione che mi ricorda “Ti voglio tanto bene” della Nannini, “Sotto il segno dei pesci” di Venditti, “Anna e Marco” di Dalla, “Il mio canto libero” di Battisti e tanto altro ancora… quell’abbraccio che solo tu sai dare, con quelle strette che mi dai ogni tanto e che per me significano una specie di “non ti voglio lasciar andare, però è ora di andare via”… non sai invece quanto desidererei che quegli abbracci fossero infiniti, un po’ come lo vorrei per la nostra amicizia.

    Irene Calà, 3D