Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    L’unica cosa da fare ora è sperare

    Tra pochi mesi compirò diciotto anni. Finalmente. Non vedo l’ora! Devo ancora organizzare il tutto, stilare la lista degli invitati e soprattutto scegliere dove celebrare la festa. Ma non importa, a questo ci penserò poi. Ora voglio solo godermi la felicità e la contentezza che sto provando nel sapere che anche per me è arrivato il momento di vivere quella festa bellissima e unica di cui tutti parlano. E non sono eccitato solamente per la festa, ma anche perché sarà un giorno di innovazioni e cambiamenti; se fino al giorno prima dovevo avere l’autorizzazione dei genitori per compiere qualsiasi operazione, ora potrò farlo in piena libertà; oppure se fino a quel giorno ero costretto a pagarmi le cose con i soldi delle nonne dei compleanni, ora potrò aprire un mio conto corrente. A nome mio. Capite? Pieno di nuove gioie, ma anche grosse responsabilità.
    Sono contento. Ma, purtroppo, questa contentezza è limitata, è limitata dal continuo aumento dei casi Covid. Non sappiamo come uscirne. Pensavamo di aver preso in mano la situazione e, invece, in mano non abbiamo nient’altro che il tremore per il continuo stress di questo nemico che ci perseguita da oltre due anni. Mi auguro di poterla fare, la festa. Speriamo non ci siano quarantene né lockdown. Se questo, però, dovesse accadere, tutte le mie aspettative (una grande festa con amici e parenti, piena di colori e allegria) sarebbero da buttare nel cestino come fogliacci di carta. Non voglio nemmeno pensare di dover passare a casa anche il diciottesimo compleanno, che non sarebbe una novità poi… perché lo stesso è successo anche col sedicesimo e col diciassettesimo compleanno. Ma il diciottesimo è sempre il diciottesimo! Mi ritroverei a dover spegnere le candeline sul tavolo della cucina di casa con la mia famiglia, avvolto da malinconia e infelicità.
    Non so davvero quale potrà essere la mia sorte. L’unica cosa da fare ora è sperare.

    Mirco Nelli, 4D