Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    Panta rei

    Son convinta che alla fine della fiera, per quanto tu possa sentirti talvolta con le spalle al muro, la migliore cosa tu possa fare è semplicemente respirare; accumulare nei polmoni quanto più ossigeno possibile e buttare via l’aria ormai vecchia.
    Poi ricominci.
    Ti alzi, ti siedi, fai quello che vuoi, gestisciti tu il tutto; basta che ogni cosa che fai sia spontanea.
    Ti devi trovare un po’ da solo, stai nella tua solitudine, perché è lì che ti scopri davvero. Quando pensi senza filtri, senza dover rendere conto a nessuno, quando agisci senza che nessuno ti guardi… è lì che ti scopri.
    Ti scopri, ma non cresci.
    Impari te stesso, ma non il mondo, ma lo sappiamo che non possiamo vivere solo nella nostra testa.
    Chi non si perde per ore a pensare? Soprattutto la notte, quanto tutto è tranquillo, non c’è nessuno nei paraggi che ti possa interpellare, non c’è nessuno che ti possa distrarre. Viaggia nella tua soglia dell’attenzione, quella che ti separa dal pensiero e dalla realtà; tu pensa, sogna, ma non ridurti ad essere solo questo. Astratto.
    Che sei frutto dei tuoi pensieri, ma risultato delle tue azioni, la gente non lo sa; non lo vede che hai in testa. Ancora nel pensiero nessuno sa leggere; vogliamo il tangibile perché il desiderio sfuma e il pensiero muta, galleggia fra una realtà e un’altra.
    Panta rei, tutto scorre, tutto cambia, così come gli altri con te: si muovono, vivono, e se ci sforziamo un attimo, magari fra quei pensieri pessimisti, ci troviamo qualcosa, forse qualcosa di diverso, forse migliore.
    E nel caso non fosse il nostro ideale, se ci dovessimo accorgere d’aver sbagliato strada, di esserci persi al bivio; si può sempre mettere la retromarcia e tornare indietro. Che vuoi che sia! Un po' di benzina sprecata, ma almeno ci sarà una storia divertente da raccontare.

    Lisa Mazzanti, 3M