Vi spiego il mio dilemma:
non riesco a spiegare all’altro quando qualcosa non va.
Il bene che gli voglio supera la necessità di far presente il mio punto di vista ed in questo modo anniento il valore che ho all’interno del rapporto. Diventa un 20-80 e le cose non risultano più alla pari. In pochi rapporti in realtà sento di essere un 50, né di più né di meno, e se anche qualche volta capitasse di diventare un 51 o un 49 sarebbe una condizione passeggera che si ristabilirebbe nel più semplice dei modi, da sola. Lì vivo bene io, quando sento di non dover raggiungere nessuna altezza proprio perché l’altro è già accanto a me che mi accompagna, senza far passi più lunghi della propria ma anche della mia di gamba. solo che come ho già spiegato, sono pochi, forse unici questi rapporti. Questo mi fa tanto riflettere, perché capisco che in fin dei conti forse sbaglio io qualcosa, perché per prendermi cura delle persone a cui tengo mi carico del mio e dell’altrui problema, perché sia chiaro, all’altro sembra non interessare nello stesso modo in cui interessa a me, perché se sbaglio in qualcosa lo sbaglio mi viene fatto notare e rimane lì, incastrato tra le nostre vite. Puoi far finta di averlo buttato giù come un boccone amaro, ma già dal momento in cui l’hai tirato fuori esso ha accresciuto il suo spessore e non è facile lasciare che il tempo lo ricopra con qualcos’altro, come cerco di fare io, da sola con me stessa, come opzione in contrasto con quella più semplice di gettarlo sulle spalle altrui. Quindi finisco con l’avere un carico sulla spalla destra da portarmi dietro per la strada, avendo deciso io di non esternare il mio disappunto, ed uno sulla sinistra proprio perché invece l’altro ha deciso di mollare il peso, lasciando che la sua pesantezza venisse spartita tra noi due. Forse è vero che senza confronto il rapporto non matura e non si evolve, ma ho sempre avuto l’idea che se si vuole bene ad una persona a tal punto da volerla al proprio fianco durante la propria vita si possa passare ben oltre le piccole cose, valutando l’importanza del legame come di gran lunga maggiore rispetto a quella del gesto ritenuto sbagliato. Credo si tratti di un atto di rispetto e amore nei confronti dell’altro, perché si evita così di sovraccaricarlo con cose che non valgono la sua fatica. Io almeno le nascondo lì, sotto al cuore e lascio che nel tempo il loro bianco e nero si colori con qualche sorriso, ottenuto attraverso la bellezza dello stare insieme. Non lascio che quello che non va per me sbiadisca anche l’emozione dell’altro, non voglio. Però, poi finisco sempre per essere il colore monotono di un rapporto che avrebbe bisogno di vivacità e la ruota gira ancora, perché la monotonia è una peculiarità che spesso sento attribuirmi. Ma tutto quello che ho dentro lo tengo per me, loro non lo conoscono né lo capiscono. Sono fatta così: perché non smetto mai di tenerci all’altro più di me racchiudo tutto dentro e quel tutto rimane lì.
Giada Coveri, 4D