Professori, i miei genitori e persino alcuni miei amici, mi hanno sempre ripetuto che esistono due tipi di ansia: quella che ti motiva a dare il meglio e quella che ti demoralizza. Crescendo, invece, ho capito che non ci sono “due tipi” di ansia, bensì due modi di vederla ed affrontarla.
Molte persone tendono, infatti, a confondere l’ansia con l’agitazione, ma tra queste c'è una sottile differenza.
L'agitazione è una sensazione che può avere anche degli aspetti positivi. Questa, infatti, riesce a farci capire quali sono i nostri limiti e ci aiuta a non sottovalutare una situazione. Ci motiva a superare i nostri ostacoli.
Al contrario, l'ansia ti fa sentire bloccata. Realtà e irrealtà si mescolano nella mente, trasformando così il mondo in un bosco fitto, buio e pericoloso. Le parole degli altri corrono velocemente nella mente, passano da un orecchio all'altro. Provi a parlare, a dire qualcosa anche te, ma le parole non riescono a uscirti dalla bocca e rimangono solo pensieri. Le mani ti tremano, provi a fermarle ma non ce la fai e quindi le nascondi timidamente dietro alla schiena. L'unica cosa a cui pensi è sparire e andare in un posto dove nessuno è in grado di vederti. Provi una grande frustrazione perché devi seguire gli schemi che ti impongono gli altri, perché ti vedi costretto a indossare una maschera che, però, non riflette quello che sei.
Non dobbiamo perciò confondere i due termini perché queste sensazioni hanno poco in comune; finiremmo solo per parlare a sproposito.
Giulia Materi, 3N