Ti mordo dentro. Ti divoro.
Prima piano, poi forte.
Inizio lentamente, dalla pancia fino al petto.
Lo senti il cuore che si stringe? Sono io che lo stritolo dentro le mie mani.
E mentre stringo, inizio a salire. Prendo l'ascensore e piano dopo piano, arrivo alla gola.
Cosa ti gratti a fare? Sono dentro. È un prurito interno, non si tratta della sciarpa che porti intorno al collo.
Sono io che graffio.
È più comodo: prima salivo le scale, ora con l'ascensore sono anche più veloce e in un batter d'occhio arrivo al naso.
Brava, mi raccomando, devi dire che sei raffreddata: è per questo che tiri su col naso.
Oh, e questa è la mia parte preferita: vediamo quanto reggi, per evitare le lacrime.
Pungo qui, poi un po' più in là, torniamo indietro…
Le senti come bussano?
Perché alzi la mano? Oh, vai in bagno?
Mi dispiace, non puoi piangere. Il mio lavoro è darti noia, se tu riesci a sfogarti, dove sta il mio divertimento?
Su dai, torna in classe, così ricomincio il mio turno di lavoro.
Alice Maestrini, 4H