Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    LA QUARTA MOGLIE

    C’era una volta un re, spaventato dalla morte e molto vicino a questa. Aveva quattro mogli, amate da lui tutte in modo diverso. Spaventato dall’affrontare il viaggio nell’aldilà da solo iniziò a chiedere loro, una per una, di seguirlo. Fece questa proposta prima alla quarta moglie, alla quale offrì gioielli, vestiti e tanti altri beni materiali: lei era la sua preferita, ma questa si rifiutò di seguirlo. Chiese allora alla terza moglie, della quale era molto fiero, ma questa, tremendamente innamorata della sua vita terrena, si rifiutò. Anche la seconda moglie, quella che più di tutte lo aveva aiutato nel momento del bisogno, si rifiutò di aiutarlo, dicendo che avrebbe potuto accompagnarlo solo al suo funerale. Infine, fu la prima delle sue mogli a parlare spontaneamente: “verrò con te ovunque, ti seguirò in qualsiasi luogo del mondo, anche se si tratta dell’aldilà”. Lei era la persona della quale il re si era preso meno cura, tanto da sentire tutto il peso e l’imbarazzo delle sue azioni.

    Vi chiederete perché vi ho raccontato questa storia che sembra così tragica: c’è una morale ben precisa. Questa storia ci insegna come tutti noi abbiamo quattro mogli: la quarta moglie rappresenta il nostro corpo, quello che ci piace decorare con gioielli e vestiti, quello che non potrà seguirci nell’altra vita; la terza moglie simboleggia ciò che materialmente possediamo, tutte quelle cose di cui ci vantiamo con orgoglio e che non ci seguiranno; la seconda moglie rappresenta tutte le persone che abbandoniamo e che potranno solo ricordarci. Infine, c’è l’ultima moglie, quella della quale quasi nessuno si prende cura come dovrebbe: la nostra anima, l’unica cosa che ci seguirà davvero in quella vita di cui il re aveva tanto timore.
    Rifletto su me stessa, sull’attenzione che do alle mie “mogli” e su quello che dovrei fare per valorizzarle al meglio, quanto serve. Questa storia mi ha confermato quanta importanza diamo alle cose materiali e aleatorie, a discapito di quelle importanti. Non sempre ci preoccupiamo della salute della nostra anima, fatta di sogni, emozioni e sensazioni, che si palesa nei nostri occhi e che è più “noi” di noi stessi. Possiamo fidarci solo di quella, l’unica cosa che mai lascerà il nostro corpo e che troppo spesso, proprio come era pronto a fare il re prima di riconoscere i suoi errori, viene abbandonata o non considerata nella sua estrema importanza. Molti non lo sanno, altri ci metteranno un’intera vita a capirlo, ma chi come me conosce questa storia lo ha già capito: noi siamo la nostra anima e la nostra anima è noi,
    l’emblema della fedeltà,
    pura, enigmatica ed inestimabile.
    una lingua che non tutti sono capaci di comprendere
    e un tesoro che non tutti sono capaci di custodire.

    Giada Amoruso, 4D