"Speranzoso dell'esistenza d'una vivace e misteriosa divina provvidenza che aleggi sopra questi stupiti e discutibili corpi materiali, oggi m'è piaciuto creder d'averti visto nuovamente negli occhi di un'anima che t'assomigliava ma che non portava il tuo nome. Curioso come riesca ancora a riconoscere il tuo sguardo tra le genti.
Quelle stesse sconosciute genti che quando mi videro preoccupato davanti al loro innocente sguardo mi chiesero se avessi ancora il senno, ma i loro occhi mi ricordarono così lucidamente la tua immagine e le emozioni provate con te che non riuscì a parlare, quindi perplessi li lasciai.
Don Quijote m'improvvisai, chiedendomi se quello sguardo, sebbene non fosse il tuo ma d'un innocente figlio, fosse causa della mia stupida immaginazione della quale mi servo per svanire ai pensieri scomodi, persino quelli che ti riguardano.
Troppo presto per sapere se quegli occhi fossero tuoi o del fato che vuole sfidarmi, troppo tardi per distorcere la flessione dei miei pensieri. Stolto ormai mi vedo a pensare ancora a te notando il tuo sguardo tra chi di noi non sa e non saprà mai, ma non così stolto mi sento da non affinare il mio pensiero, rafforzando gli angoli dell'anima per affrontare nuovi te: persone che incarnano ciò che mi mise in ginocchio davanti al tuo sguardo".
Tommaso Manetti, 4M