Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    Amare

    Un soggetto, privo di genere e identità, stanco, sfiora con i polpastrelli delle sue dita, delicatamente, le candide lenzuola accarezzandone il tessuto, per poi caderci sopra; sopra un letto bianco, puro, privo di parole.
    Con quella ferita aperta, la mente confusa, il cuore fragile e sensibile, allo scoperto, si distende, cade, macchiando, sporcando, rovinando col suo sangue quelle calde lenzuola, bianche, salve, lasciando sanguinare ogni essenza di sé, ogni paura, ogni pensiero, ogni respiro. La stanchezza lo opprime.
    Cosa sono io? Chi sono per amare e per essere amato?
    Ed ecco che arriva la loro fiamma, il loro amante, che dopo un lungo sguardo li prende tra le braccia, sporcandosi di quel rosso sangue, caldo, osservando cosa ne compone, cosa forma l'essenza, l'anima, della sua metà; osservando quella ferita impossibile da chiudere. Sospira, sussurra "va tutto bene, sei così come sei e ti amo per questo".
    Tutto andrà bene? Andrà davvero tutto bene? Dopo aver scoperto questa parte di me? Il male che non puoi nascondere, che io non posso più nascondere? Cos'è davvero l'amore allora?
    Ginevra e Lancilloto, Romeo e Giulietta, Amore e Psiche, Paride e Elena, Patroclo e Achille; quante speranze abbiamo, se quello che conosciamo è solo tragedia? Se quello che sento, è solo una confusa speranza di cui non riesco a credere?
    Guarda le lenzuola scarlatte. Si chiede come, perché l'amante sia ancora qui. C'è solo confusione, dannata, perenne confusione. L'amante apre il suo petto a sua volta, macchiando, mescolando il loro sangue, mostrandosi a sua volta, ogni incertezza e paura, dimostrando "sono qui. Ti vedo, e tu mi vedi. Che cos'è l'amore se non questo?"

    Viola Rigioni, 3Q