La guerra adesso. Ma veramente? Come se fosse l’unico modo di risolvere le cose. Non è il modo più facile, neanche il modo più veloce. Pensate un po', neanche il modo giusto, disumano. Eppure, come bambini che piangono perché non sanno comunicare, noi ci bombardiamo.
Ma per cosa dico io? Per guadagnare più territorio? Ovvio, perché chi si accontenta gode solo a metà ed essere il paese più grande al mondo non è abbastanza. Ma sinceramente io faccio fatica a comprendere, ci saranno sicuramente gli strateghi, gente che se ne intende più di me in fatto di scontri bellici, ma mi manca proprio il puro senso logico. Guardo e non capisco, perché non siamo rimasti al IV secolo, la guerra ora funziona in modo diverso, non sono due Stati che si contendono un territorio. Come tocchi uno Stato, tutti i suoi alleati ricambiano il gesto, e così all’infinito, fino a che, opzione uno: non rimarrà più nessuno. Opzione due: uno dei due stati vince e si spartisce il territorio conquistato, oppure si estende. Sì, molto romantico, sicuramente un contorno adatto ad una romantica storia d’amore, ma poi? Poi che succede? Quelli rimasti in vita dal giorno dopo si mettono a spazzare via le macerie e sgombrare le foglie secche dalle strade? I bambini tornano a scuola e gli adulti a lavoro? Così? Festeggiando? Non so come si faccia a ragionare senza conseguenze, o si è sciocchi o sicuri di sé, e il fatto che potrebbe essere la mia seconda deduzione mi spaventa. La guerra mi spaventa perché non so cosa succederà dopo, o magari lo so benissimo e decido di non crederci. Io la Prima e la Seconda guerra mondiale per fortuna non le ho viste, ma le vivo tutti i giorni. Storie, persone, racconti, numeri, giornate istituite affinché ognuno di noi abbia un promemoria sul calendario che ti porta a pensarci e a dire “quanto cazzo sono fortunato”. Voglio continuare a dirlo perché ho studiato, ho visto e ascoltato, e che ci piaccia o meno la storia insegna eccome, soprattutto si ripete, che gli uomini sono diversi ma il concetto di potere no, cambiano gli ideali ma non le aspirazioni e con le armi e le tecnologie che abbiamo ora, so che sarebbe persino più catastrofico di quanto già è stato. Mi siedo a tavola e sento di presidenti che si stringono le mani e si accordano, cercano di far cambiare idea a chi non ha mai pensato, non mi sembra normale, mi pare ridicolo, mi pare imbarazzante. Aspetterò il momento in cui dovrà cambiare qualcosa, non si rimane ad uno stallo per sempre, in questo limbo di tensione, penso alle persone che soffrono, che vivono in Ucraina, magari a pochi metri dalla Russia. Mi rattrista non poter essere influente, l’unica cosa che posso fare finora e augurarmi che chi ha la possibilità, si impegni a non distruggere anni di diplomazia, a te fra 5 anni, e vedremo cosa sarà successo.
Lisa Mazzanti, 3M