Qualche giorno fa ho preso una vecchia scatola, una di quelle che si infila sotto il letto perché contiene cose inutili o che nascondi in una cantina per fare spazio.
L'ho ritrovata per caso, mentre riordinavo.
Dentro c'era di tutto: dal diario di Violetta al mio primo peluche. Riprendere in mano quegli oggetti mi ha fatto tornare indietro.
Mi sono sentita trasportare via: una mano mi ha afferrato il polso e mi ha riportato nel passato, a quei pochi momenti che ricordo. Mi ha stretto di più, per evitare di farmi scappare, poi, insieme all'altra mano, mi hanno tappato gli occhi. Tutto si è trasformato: sentivo il pavimento sotto di me spostarsi ed al suo posto compariva il tappeto sonoro che avevo da bambina. Il piccolo pinguino peluche si fa più grande e io mi rimpicciolisco. È stata una magia: gli oggetti intorno a me erano cresciuti in altezza ed il soffitto sembrava più distante. Ero tornata nei panni di quella bambina con grandi occhi azzurri, il ciuccio in bocca e il peluche al suo fianco.
La nonna mi guardava dal divano e mi sorrideva, con gli occhiali un po' storti e il solito maglione.
Con grande sforzo, l'ho vista avvicinare la sua mano e, gentilmente, con quel suo tocco, mi accarezza la testa. E anche se all'improvviso tutto sparisce, lei rimane lì: io comincio a crescere, cambio occhiali, taglio di capelli, vestiti. Cambio tutto, il mio corpo cresce troppo in fretta. Ritorno a come sono ora, ma la sua mano resta lì. Il peluche rimane al mio fianco e lei, col suo sorriso, mi tira una guancia.
Mi accarezza gentilmente, mentre il divano si trasforma in una sedia a rotelle.
Sorride ancora quando allontana la sua mano.
E sorride ancora quando mi saluta, sventolando l'unico braccio che può muovere.
Il suo sorriso luminoso è l'ultima cosa a sparire, diventando sempre più trasparente.
Quando riapro gli occhi, la sensazione che lei fosse stata veramente lì al mio fianco, era più forte che mai.
Alice Maestrini, 4H