G:
“Oggi ho parlato di Lui in classe, durante l’ultima ora, in un momento intimo. Non sono abituata a farlo, non pensavano sarebbe stata così dura. Ha fatto male, ma sono sicura della bellezza di questa cosa, di riuscire a farlo continuare a vivere attraverso le nostre azioni/di noi…”
V:
“È una cosa positiva. Quando parli con qualcuno e in pubblico, anche semplicemente con poche persone come oggi, la tua mente sa già che quella cosa ti ha fatto male, che ti ha fatto piangere, che ti ha creato un buco profondo che è buio e che non vede la luce perché quella luce è andata in cielo e non può più brillare in terra e renderti felice come vorresti. Quando ne parli cerchi sempre di trovare un modo per spiegare come fai ad affrontare questo mostro sapendo già da sola che la tua paura è talmente più grande della voglia di affrontare il mostro che è come se ti arrendessi, ma ci vivi. Ogni volta che ti dico che devi sorridere per 3 è perché già so che farlo fa male, che fa rabbrividire, che ti colpisce in ogni singolo punto del corpo... fa male ma te sei sempre riuscita anche nei momenti estremi a batterti da sola la spalla per andare avanti, hai sempre evitato di pesare sugli altri perché magari anche loro avevano il tuo stesso dolore. Parlare fa bene, ovviamente quando te la senti, ed io sono qui anche semplicemente per una cavolata, anche semplicemente per una risata, di quelle nostre, di quelle che al solo sguardo ci fanno felici come pazze.
Sono qui per dirti che lui vive dentro di te.”
Giada Coveri, 4D