Quanto tu, anima triste, ricordi la mia ai vecchi tempi, quando per un attimo di effimera gloria avrei dato l'oro scambiandolo per pane, ma se c'è una cosa che m'aggrada nel vedermi differente, v'è che il mio animo le origini non le scordò mai, diverso dai tuoi abiti dei quali hai deciso di spogliarti per renderti più attraente, più seduttrice.
Adesso i miei occhi con tristezza ti guardano, manco con quell'eterna tenerezza che pur il cuore riesce a stringer bene, bensì con pena e non me ne duole, ma non me ne volere.
Devo dir che quando la ragione decide di strappar la parte sua, un poco guardandovi vi sto vicino, a te e all'anima tua fragile che non siete riuscite a guardarvi nell'intorno, aprendo gli occhi e capendo che quell'oro ch'ogni luce rifletteva, forse, era solo un fragile e pericoloso specchio vetrato.
Di questo però te sarai accorta sol in secondo luogo, come quand'io decisi di bruciarmi perché attratto da quell'idea che prometteva pace e armonia, ma era un travestimento.
Quando ti vidi fuggire correndo verso ciò che più t'attraeva, senza desii, spogliata di te stessa e priva di temperanza e ragione provai disprezzo, ma non mi volterò da parte opposta quando udirò da lontano le urla della tua anima che reclamano aiuto dopo aver bruciato le proprie membra, rendendosi conto che la ragione, forse, avrebbe potuto farti vivere in ciò che più t'aveva promesso quella dea che provò a sedurti.
Oh, almeno tu anima che leggi non cader in inganno, mi scottai con quel fuoco indomabile che tutte cose prometteva, ma c'è chi si bruciò e mai fece ritorno.
Tommaso Manetti, 4M