Il Marco Polo si racconta

    Il Marco Polo si racconta

    Una relazione. Concetto astratto per me, che fino a circa otto mesi fa non credevo neppure ai rapporti. Quelli tra una persona e l'altra, in cui le idee si intrecciano ed i sensi si allineano; in cui non si è più soli ma si ha la capacità di vivere in una dimensione sicura in cui la solitudine si accampa lontana. Io non ci credevo e di conseguenza non credevo nemmeno potesse esistere qualcuno per cui sarei stata adatta. Era questo il punto: non riuscire ad attribuirsi le qualità giuste per poter ricevere l'apprezzamento di una persona. Ho rifiutato per tanto tempo le domande di chi si interessava e ricercato più spesso le attenzioni di chi invece non mi cercava, finendo per non ricevere conforto e decidere quindi di non accettarlo neanche più. Non so come sia accaduto, non so quale sia stato l'evento scatenante in grado di rapire le mie convinzioni e sbaragliare un equilibrio che con il pragmatismo più sottile del mondo mi ero nel tempo creata. So che è successo così, per caso, come arrivano le primavere più belle di sempre. Ci siamo incontrati sul finire di luglio tra un gruppo di amici da conoscere ed un compleanno da festeggiare. Sembrava tutto così familiare che ci veniva proprio spontaneo ritrovarci soli a parlare, col resto del mondo ai lati di un percorso che stava già solcando la via per costruirne poi il resto insieme. L'intraprendenza di digitare insicura un: “buona partenza!" e di trovare riscontro nelle sue risposte, sempre più frequenti, sempre più domande che sprigionavano la volontà di conoscermi davvero e di scoprire quello che provo, anche se nascosto da centimetri di corazza, ci ha permesso di non abbandonare quel legame che si era creato, relegandolo al luogo in cui era nato. Infatti, a festeggiamenti finiti e ad estate oramai inoltrata, io ne volevo ancora di quella leggerezza che, tra le parole di chi mi sapeva ascoltare, avevo sperimentato e vissuto e, tra un pizzico di volontà ed uno di fortuna, tutto si è realizzato grazie alla meravigliosa comunione d'intenti per la quale entrambi avevamo deciso che, comunque sarebbe andata, non avremmo voluto perderci. È così è stato, perché ad oggi posso ancora constatare la costante presenza al mio fianco di una persona che, ogni giorno di più, sto scoprendo essere fantastica. E non solo per ciò che si può notare esteriormente e nemmeno soffermandosi su quello che invece alberga nel suo cuore. L'amore che ho conosciuto si distingue per quello che di più autentico possiede che, custodito con cura tra la mente ed il cuore, diventa sempre più spesso un dono da regalare agli altri, un tesoro da vivere in due, un'emozione elevata al quadrato con la quale è possibile curare qualche graffio di questa instancabile vita di pugni. Ed i pugni da quando ce l’ho di fianco sono diventati carezze e la vita fa un po' meno male rispetto a prima, perché non procede più vacillante tra una lacrima ed un addio, ma è ancorata forte a ciò che c'è intorno per mezzo di quel filo arancione che insieme, io e lui, abbiamo creato. Quell'amore l’ho trovato per caso in un giorno d'estate
    e adesso
    non lo trovo da nessun'altra parte
    se non in te.

    Giada Coveri, 4D