Oggi, chi vive a stretto contatto con il mondo dei giovani adolescenti avrà sentito pronunciare migliaia di volte la parola ANSIA. A scuola, per i corridoi o in aula, questo termine è abbondantemente usato, forse abusato.
Tutti, docenti e alunni, parlano di ANSIA. La troviamo elencata in tutte le salse: dalla più conosciuta Ansia da prestazione alla forse meno nota Ansia sociale; dal Disturbo d’Ansia generico alle Fobie da Ansia; dall’Ansia da stress all’Ansia da fobia scolare…
Insomma, questo strautilizzato termine racchiude, evidentemente, una serie complessa di paure/fobie, disturbi e insicurezze che confluiscono in un unico termine: ANSIA.
Cos’è realmente per i giovani? Ho voluto chiederlo direttamente a loro. I ragazzi della redazione OLTRE I BANCHI hanno risposto.
Ansia è una parola che conosco, o almeno penso di conoscere abbastanza bene.
Dico “penso”, ma alla fine, è ciò che mi ha spinto a prendere un appuntamento con la psicologa.
Spesso, durante i compiti, o anche quando devo prendere delle decisioni nella vita di tutti i giorni, sentivo una strana presenza…
Ho già un amico sempre sulla mia spalla chiamato “Dubbio”, che mi parla sempre e dubita di qualsiasi cosa io faccia, perché è quello il suo lavoro.
Ma mi è successo, delle volte, di sentire qualcosa di più grande intorno a me; una presenza oscura e piena di negatività. Me la sentivo dietro, il suo fiato sul mio collo, le sue dita affusolate sfioravano le mie braccia.
Apriva bocca per parlare, come farebbe un qualsiasi essere umano, ma dalle sue labbra usciva solamente del fumo nero.
Subito dopo, mi si appannava la vista e tutto diventava sfocato. Il Dubbio era riuscito a distruggere le colonne portanti della mia piccola casetta, con 4 parole ben assestate. Questa nuova presenza è. Riuscita, e riesce tuttora, ad ottenere lo stesso risultato, solamente avvicinandosi a me.
Ansia per me è un essere tutto nero, che vive dietro ogni persona. Tiene la schiena curva, quasi avesse la gobba, e le braccia le lascia penzoloni davanti a sé, con quelle lunghe dita, quasi a sfiorare terra. Le gambe tremano ed oscillano da destra a sinistra, per scegliere la parte migliore su cui bussare per svegliare qualcuno.
L’ansia è un qualcosa di costante. Dopo che la incontri una volta, difficilmente riesci a fingere che non esista.
Ti accompagna ovunque e non ti abbandona: se, dopo il vostro primo incontro, per caso ti dimentichi di lei, ti bussa tre volte sulla spalla, per poi pronunciare un “Sono qui”, con quella voce bassa che ti ghiaccia le vene.
Ci sono tante, forse troppe situazioni nelle quali l’ansia prende il sopravvento e ci impedisce di vivere e godere a pieno ciò che avremmo voluto; soprattutto riesce a impossessarsi della nostra capacità decisionale e della nostra razionalità.
Ecco, l’ansia per me è un qualcosa di astratto, in quanto la percepisci e la senti, ma non la vedi.
Puoi percepirla in molte occasioni, e come già ho detto molto spesso in troppe; ti annebbia, ti offusca, ti irrigidisce davanti alla possibilità di provare emozioni, ciò essa non è.
Si, per me l’ansia non è un’emozione, ma una conseguenza della nostra fragilità e a volte della nostra insicurezza, che ci porta ad assumere atteggiamenti involontari e insoliti.
Sostanzialmente penso che l’ansia non derivi quindi da impulsi e fattori esterni, ma che sia un qualcosa che involontariamente creiamo noi.
È vero, è strano pensare che l’ansia, reputata da tutti come sensazione di debolezza e di paura, possa essere originata da noi, ma io penso questo, in quanto molto spesso proprio per riuscire a vivere a pieno ho bisogno di provare ciò che in realtà a molti crea angoscia.
Proprio perché penso che ciò derivi da insicurezze personali, sostengo che se noi riuscissimo a trasformare quest’ultime in punti di forza, potremmo riuscire a vivere anche l’ansia, arrivando poi a considerarla perfino come una compagna di vita.
Quindi, non perdere tempo a eliminarla, semplicemente (anche se semplice non è), prova ad accoglierla nella tua vita, senza avere la presunzione di sconfiggerla, ma la volontà di convivere con essa.
Sento un mostro dentro di me, che mi logora giorno dopo giorno. Mi conosce, mi osserva e si fa vivo nei momenti più inopportuni, quando l'unica cosa capace di salvarmi sarebbe la spensieratezza. Non conosco la sua forma, si manifesta nei modi più ambigui e bizzarri, nelle vesti di un respiro mancato o di un battito di cuore accelerato. Vorrei poterlo vedere invece di percepirlo soltanto, vorrei poterlo toccare invece di odiarlo soltanto, perché queste sono le uniche cose che mi permette di fare. Mi blocca anche la voce, alle volte soffoca parole che ho impiegato lassi di tempo enormi prima di convincermi a pronunciare. Mi distrugge, dentro e fuori. Lo percepisco sulla secca pelle delle mie mani, strofinate in continuazione, sulle rovinate unghie delle mie dita, sui passi velocizzati e sugli sguardi abbassati, sempre intenti a nascondersi.
Questo mostro ha un nome, che molti ancora faticano a pronunciare, forse per timore o per vergogna, e accomuna molte più persone di quante se ne possano immaginare. Inizia con la A, si, con la "a" maiuscola: non riesco a dirvi altro sul suo nome, sulla sua identità fin troppo nota. Come la felicità, anch'essa è fugace, rapida, arriva e scompare a suo piacimento, ma nella sua precarietà coesiste anche la distruttività. È letale, fin troppo sottovalutata dagli immuni e dagli indifferenti, ma estremamente temuta e compresa tra le sue vittime, che tentano con ogni cellula del proprio corpo, con ogni fibra della propria anima, di contrastare questo male terreno, che ci porterà tutti alla rovina.
Soffro d’ansia da tanto tempo ormai, praticamente siamo quasi amici.
È una cosa che ti sta attaccata h24 e ti dice delle cose.
Ma cos’è l’ansia?
Immaginate un qualcosa dietro la schiena che, ad esempio, quando vai fuori da solo a fare una passeggiata ti dice “oh guarda, girati che c’è qualcuno che ti segue” e tu pensi “sono le una di pomeriggio, non credo che le persone mi seguano a quest’ora” e lei ti dice “non m’interessa di quello che dici te, ora ti giri 30 volte e finché io non ti dico che è tutto tranquillo, io ti rompo le scatole”.
Questa è l’ansia.
Quella di cui parlo io non è solo ansia da prestazione o da interrogazione, parlo di ansia per cose anche considerate normali come parlare o interagire con le persone o comportarsi nella maniera più scema o interessarsi a qualcosa o andare in un posto tipo un supermercato perché hai paura di tutto.
Quel qualcosa a volte non ha neanche senso, se ci pensi con razionalità.
Come se non bastasse, a volte insieme all’ansia c’è il panico, o la perdita temporanea di memoria, come ciliegina sulla torta.
A volte succede che sono talmente affetta dall’ansia che dimentico le cose, oltre al fatto di avere le palpitazioni e non riuscire a respirare, ma questo a volte è il panico, una delle conseguenze dell’ansia.
L’ansia non è una cosa buona! Voglio dire, che c’è bisogno di avere ansia per giocare una volta a League of Legends in una lobby dove ci sono solo i tuoi amici? (già, è successo e stavo perfino quasi per andare nel panico. Non ci ho più giocato a quel gioco, ma solo perché alla fine mi ha fatto schifo); a volte però fa anche delle cose buone.
Ad esempio, mi fa stare con la guardia alta in certe situazioni dove normalmente non ce l’hai e ti fa stare più attento a quello che ti succede intorno e visto che l’ansia fa andare il mio cervello da 0 a 100 in 5 secondi e mi fa pensare a ogni cosa possibile e immaginabile (spesso ti fa anche pensare troppo), evita di farti fare qualche scemenza, soprattutto quando sei spinto dalla massa in compagnia di altre persone e pensi “ma si, ubriachiamoci come scemi, tanto sono le 15, che può succedere”.
Non è la cosa più bella del mondo avere un qualcosa dietro la schiena che ti fa pensare al peggio del peggio per ogni singola cosa e ti fa mancare il respiro, ma a volte ti aiuta anche a stare con i piedi per terra.
“Eh, ma tutti hanno ansia”
Quando stai pagando la spesa alla Coop e avrai le palpitazioni e la tua testa non riuscirà a fare una frase di senso compiuto, ne riparleremo.