e chissà che cosa c’è
dietro tutti quei volti
che vedi in giro per la città
sugli autobus
e per le strade.
mi chiedo quali siano le cose
che più amano fare
e quelle che invece
li fanno stare male.
mi domando che musica ascoltino
e cosa gli ricorda.
perché sono lì a quell’ora
e dove saranno domani.
se sono felici oppure nervosi
e per quale motivo.
mi chiedo quali storie raccontino
i solchi che portano addosso
e le cicatrici.
se quegli orecchini gli sono stati regalati
oppure li hanno comprati.
mi chiedo perché sembrino tutti così tristi e vuoti alle volte
mentre altre pieni di sé.
sai mi chiedo spesso cosa ci sia dietro quei volti tutti uguali
ma che se ti concedi di osservarli
ti accorgi che sono tutti diversi
"Ciao. Ti ho chiamato perché volevo uscire."
"Si, perché no! Quando?"
"Boh, domani ti andrebbe bene? Avevo chiesto anche…"
Improvvisamente, silenzio.
Intorno a me, tutto diventa silenzioso. Non sento più la zanzara che girava per la camera dandomi noia, non sento più mia mamma, che nell'altra stanza, parla al telefono.
Non sento più la tua voce.
"Avevo chiesto anche…"
Delle semplici parole che, a una come me, colpiscono sempre come una lama.
È stupido, da parte mia, concentrarmi su queste piccolezze. Ma non posso farci nulla: mi intasano la testa senza darmi tregua.
Dimmi: perché non sono stata io la tua prima scelta?
No, anzi… perché non sono mai io la tua prima scelta?
Mai una volta, mai, mi hai detto "Ho pensato subito a te…"
Mai una volta io mi sono sentita un po' speciale rispetto agli altri.
Mai, nemmeno una.
E invece che scriverlo ora su questo nuovo foglio, vorrei tanto parlarne con te.
Dirti faccia a faccia qual è il problema, ma è solo una cavolata.
"Ma mi stai ascoltando?"
"Sì, hai bisogno di parlare oppure stacco e ci si vede domani?"
"A domani."
Fino a poco tempo fa ho considerato con superficialità l’importanza del saper comunicare, l’importanza del sapersi emozionare, soprattutto per le più piccole cose.
Forse non ho mai avuto abbastanza coraggio o forse non sapevo solo come poter tirare fuori la mia voce nel modo giusto.
Non lo so!
Tutto, però, improvvisamente è cambiato e ha preso un’altra piega, più positiva.
È come se fosse scattato dentro di me qualcosa. È come se si fosse accesa in me una luce, ormai spenta da troppo tempo o mai accesa.
Sì, lo so, potranno sembrare delle cose banali e sdolcinate da scrivere.
Tutto ha inizio da un foglio di carta scarabocchiato. Chi lo avrebbe mai detto. Sicuramente non ci avrei mai pensato o avrei detto sicuramente “è una follia”.
Un foglio di carta scarabocchiato, sì!
Un foglio che era solo in attesa delle parole giuste da accogliere, delle parole giuste da comunicare ad altri.
Scrivere post mi ha aperto un mondo, il mio nuovo mondo!
Leggere e scrivere mi ha sempre affascinato, ma scrivendo pezzi per la redazione ho avuto la possibilità di aprirmi… a me stesso e agli altri; aprirmi totalmente.
Ricordo che la prima volta ho solo appoggiato su un foglio di carta tutte le mie emozioni e pensieri in modo molto confuso, anche se sincero. Avevo paura che anche un semplice foglio potesse ridere di ciò che stavo scrivendo su me stesso e su tutto ciò che mi accadeva intorno.
Ripensandoci, devo ammettere di essere troppo contento di ciò che ho scritto, dell’importanza che ho dato alle parole, di come ho scritto queste piccole paroline che compongono il puzzle più bello di sempre, quello della mia vita.
Non dimenticatelo!
Questo è un semplice post dedicato a tutti voi. Per te che stai leggendo in questo momento, per tutte le persone che mi conoscono e anche per coloro che mi hanno visto solo una volta di sfuggita.
Ho imparato a sapermi emozionare realmente, ho imparato a comunicare nel vero senso della parola
Sono state troppe le cose che non ho detto solo per colpa di un misero giudizio.
Avrei voluto dire così tante cose, ma le ho tenute nascoste dentro di me, nella mia testa e nel mio cuore.
Continuerò ad essere quello di sempre, sempre un po’ timido, sempre sorridente, ma con un’arma in più… perché ho finalmente raggiunto una nuova considerazione di me stesso.
Ci avvicinano momenti magici, quelli silenziosi, quelli romantici. Quei momenti per i quali, fossi stato diciottenne, avresti lasciato la tua mente vagare fra un foglio di carta ed una penna per trascrivere a caratteri lievi il tuo amore dentro ad una lettera (che scrivevi così bene, come dice Mamma). Sono quei momenti lì, in cui tu stai al volante ed io seduta di fianco a te, con la mano non lontana dal cambio, per accarezzartela ogni volta che il sentiero si incurva abbastanza da esigere un cambio di marcia. Mi piace pensare che, in mezzo a quel silenzio della guida, le nostre menti si ricongiungano e parlino fra loro, che discutano mostrando le proprie idee e che poi si accordino per prendere decisioni assieme, che possano raccogliere la volontà dell’uno e dell’altra parte. Non è del tutto astratto questo pensiero, perché poi arrivi a parlare e le tue parole sembrano uscire dalla mia di mente. Scavi nei concetti così a fondo da arrivare a comprendere anche quello che provo, magari perché mi cala la voce pronunciando un misero sì o senti il mio cuore sussultare se entriamo in un determinato discorso. In ogni modo riesci a capirmi, perché le nostre menti giocano a sorridersi e per la mano proseguono insieme il percorso dell’idea. È divertente sforzarsi di capire dove corra quel neonato pensiero che, nel momento in cui abbassi il sopracciglio sinistro inarcato, è già diventato uomo e che, nel giro di qualche ora, da semplice idea si concretizza in realtà, tangibile e percettibile, perché pensi sempre in grande. In grande perché hai delle idee bellissime, ma soprattutto perché le estendi a tutti, cioè permetti a chiunque ti circondi di usufruire del bene che hai prodotto, semplicemente facendo volare la tua fantasia. Questa è la prova più grande di tutta la bontà che risiede lì, al centro del tuo cuore e che ha stimolato la persona che sono a diventare un po’ come te. Io lo vedo da come cammini che la vita alle volte ti schiaccia e vorresti liberarti un po’, che se dormi e parli nel sonno è perché incontri i tuoi guai e li scacci. So che in fondo anche il tuo cuore ha perso tutto, ma è nella vita che hai negli occhi che io trovo il senso per continuare a navigare, anche se il mare è in tempesta, anche se le onde non lasciano risalire. Conosco bene le tue paure e lascio che tu le sconfigga per te, affiancandoti sempre in ogni battaglia, perché è vederti stare bene quello che io voglio.
Lo voglio perché ti voglio bene e questo l’ho imparato a dire grazie a te.
È con te che ho imparato cosa significa dire “ti voglio bene”.
Ben ritrovati, come state nostri cari lettori? È da quando sono iniziate le vacanze estive che la nostra attività è calata un po’, ma adesso che tutto è riiniziato ripartiremo alla grande.
Durante le vacanze ci siamo un po’ dispersi, alcuni sono andati al mare, altri in montagna, altri ancora in giro per l’Italia, ognuno di noi ha staccato quanto bastava frequentando altre compagnie ed altre amicizie.
La nostra classe, come le altre, si è divisa in tanti piccoli pezzettini ognuno dei quali ha seguito un itinerario diverso; perciò, ci sentivamo molto meno di prima.
Dopo due mesi, passati alla velocità di uno schiocco di dita, siamo tornati a stare tutti insieme nuovamente. È tornata quella voglia di passare le giornate assieme agli amici come prima.
E non so se a voi è mai capitato di ritrovarvi alle 2 di notte senza sonno a prendere improvvisamente in mano il cellulare, entrate su WhatsApp e ricercate le chat che rimangono alla fine dei contatti. È strambo ma è una sensazione magnifica rileggere le chat di anni prima; ti tornano in mente pensieri di cui ti eri totalmente scordato, ma che ti rallegrano, che ti fanno scappare un bellissimo sorriso che nessuno può vedere, nemmeno tu. Poi ti imbatti in quelle chat in cui volavano solo cavolate e scoppi a ridere, ma ti ricordi che i tuoi stanno dormendo e allora cerchi di soffocare la risata.
Poi trovi quella chat in cui tu e i tuoi amici vi davate consigli o vi confrontavate su qualcosa e ti ricordi di tutte le cose belle passate con quelle persone ed una sensazione di “wow” vi travolge. Ti rendi conto di quanto siamo cresciuti, di come tu stesso sei maturato rispetto a quello che eri e di alcuni riconosci quei modi che, pur evolvendosi in modo naturale, li caratterizza come marchio di fabbrica.
Posso assicurarvi che quella notte poi mi sono addormentato col cuore più leggero.