Una delle domande che l’umanità si fa da tantissimo tempo è “esiste un’entità celeste superiore che ha in mano la nostra vita? Dio (o Allah, Jahvè, o come volete chiamarlo/a) esiste?”
Questa è una domanda troppo complessa a cui rispondere, quindi ognuno risponde a questa domanda da sé, c’è chi ci crede e chi non ci crede in un Dio.
Io faccio parte di quelle persone che non riescono a crederci in un Dio ma, ehi, se tu ci credi è figo!
Rispetto molto le persone che credono, diciamo che io e la religione abbiamo un rapporto di amore/odio.
Non ho pianto quando è arrivata quella notizia. Un colpo d’acqua fredda, gelida. Mi ha bloccata sul posto, trattenuta al banco.
Sembrava che i sorrisi sui volti, le risate, tutto fosse stato schiacciato, calpestato, tutto è sparito.
Volato via nel vento. Ciò che era rimasto, dietro la scia del professore, era solo un freddo da farti congelare.
Come quando un Dissennatore ti risucchia la felicità.
Fino a qualche tempo fa, libera di scoprire quali viaggi strani potesse intraprendere la mia anima, tornavo a casa con il dolce sapore del sole sulla pelle e mi accoccolavo sul bordo del letto rannicchiata a palloncino, con la schiena incurvata e la coperta a proteggermi le spalle. Facevo sogni assurdi, di quelli irrealizzabili a volte, che mi facevano svegliare ogni giorno con la speranza che qualcosa potessi fare ancora. Nasceva la mia tendenza a vedere sempre il bicchiere più che pieno in questa vita confusionaria e tante volte quasi rissosa che mi prendeva a pugni, mascherati da leggere carezze. Io, però, la sentivo la vita e non avevo bisogno che essa, per occultare i suoi intenti, nascondesse parte della sua personalità. Cercavo di proseguire da sola una battaglia contro il mondo. Nei miei sogni funzionava: un cavaliere con l’armatura ed il pugno saldo cavalcava un terreno sabbioso ed infertile, ma la terra che con gli zoccoli il cavallo faceva tremare non riusciva mai ad oscurare il suo traguardo. Raggiungevo così la mia meta, ogni tanto un po’ astratta, per lasciare che la mia convinzione proseguisse dalla strada del sogno sino a quella della vita. Era in questo modo che la mattina mi svegliavo riposata e pronta a scoprire cosa avesse in serbo per me ogni nuova giornata.
Oggi il respiro del sogno si è fatto più flebile, più affannato, come se facesse un’enorme fatica ad esprimersi la notte. La notte che è diventata più scura, più tetra, silenziosa e sola e che avvolge ogni pensiero intrappolandolo nel suo guscio. La fatica di muovere un passo, di aggrapparsi ad un addio suona più forte in mezzo al canto dei gufi che durante il riposo accompagnano l’insonnia: non è concesso più godere del piacere di dormire. Ed allora le ore si accorciano, i sogni si spengono, le paure nascono e poi…
cosa ne sarà del giorno?
cosa ne sarà invece della notte?
Questa è solo una delle tante domande che ultimamente ho in testa
È davvero così necessario crescere, diventare grandi, diventare indipendenti?
Si, diventare grandi ha senso
Tutto quello che ci fa diventare grandi ha senso
Il mondo è là fuori e aspetta ogni giorno di essere vissuto e di essere compreso da tutti
Vi sarà però capitato, almeno una volta nella vostra vita, di provare a rispondere alla domanda.
Chi vorresti essere da grande? Chi vorresti diventare quando sarai più grande?
Domande che a volte ci capita di trovare nei film: solitamente è un adulto che le fa, rivolgendosi ad un bambino.
Non lo so, sarò io, ma trovo e ho sempre trovato tutto ciò un po’ patetico e stucchevole
La verità è che i bambini che puntano fin da piccoli ad essere un astronauta non li ho mai compresi più di tanto o forse non ho mai avuto la voglia di comprenderli
Forse ho sempre avuto una visione diversa, una visione più comprensiva della realtà
Credo che il diventare grandi sia la cosa più bella che ci possa capitare e sicuramente la più naturale
Rendersi conto di ciò che siamo diventati e di cosa eravamo, ci fa avere una prospettiva migliore sul mondo degli adulti
Sono sempre stato dall’altra parte rispetto a chi diceva di voler fare l’astronauta
Non so se appartengo alla maggioranza o alla minoranza delle persone
So solo che aver fatto questa scelta mi ha fatto crescere più forte, mi ha fatto imparare tante cose, mi ha fatto sopratutto cascare e perdere la pazienza più volte, ma sempre con la forza di rialzarsi anche dalla più brutte delle cadute
È così, la mia vita è così
Vivo il momento nella sua completezza e soprattutto nella sua semplicità
La sana ingenuità di non sapere come andrà a finire
Ciò che succederà nei giorni a venire, sarà ancora più bello
Godiamoci tutti momenti che appartengono al nostro presente
Il mondo è là fuori ed è proiettato sul nostro presente
Da sola, volavo in aria.
Il mio corpo era sospeso nel vuoto, immobile.
Le braccia penzolavano verso il basso. Le gambe quasi non le sentivo, tanto erano leggere.
Tutto il mio corpo era leggero.
Ricordo che dentro la mia testa, ogni preoccupazione, ogni idea, tutto era sparito. Niente era rimasto, nemmeno dei ricordi.
Ero vuota, tanto vuota da riuscire a volare.
Il buio era intorno a me e mi circondava con le sue braccia.
Mi tratteneva con sé. Ma in maniera dolce.
Non mi costringeva a restare: con calma e pazienza, aspettava che mi concedessi a lui di mia volontà.
Ogni secondo che passava, mi lasciavo sempre più conquistare.
Le sue mani si facevano sempre più strette sul mio corpo.
Il silenzio che c'era era quasi assordante.
Non c'era il respiro del vento, il suono della vita…. Alle mie orecchie, nessun rumore arrivava.
Non avevo cuffie, nulla che potesse coprire tutto, eppure silenzio.
Come se il buio fosse una cupola che teneva tutta la confusione fuori.
Avevo perso la strada e scendevo sempre più verso l'oscurità.
Poi mi hai preso la mano.
La tua mano, piccola, leggera, bianca come il latte, ha perforato quel posto e mi ha stretto il polso.
Mi ha tirato su, portato fuori.
Volevo piangere e ridere al tempo stesso.
Grazie a te, che nel buio, mi hai stretto la mano.