In questa situazione brutta e paurosa ognuno di noi deve dare il suo contributo per poterne uscire. Tutti i negozi sono chiusi (salvo alimentari, farmacie...), tutti noi dobbiamo rimanere in casa il più possibile... Queste sono le disposizioni decise da Conte. Ma per noi ragazzi più che per ogni altro è difficile stare sempre in un ambiente chiuso, non poter avere contatti fisici con le altre persone, limitarci a vedere amici, fidanzati, parenti tramite una Webcam. Credo che ciò mi faccia più effetto sia non sentir passare nemmeno una macchina sulla strada sotto casa mia, sempre trafficatissima. È da 16 anni che sono abituata ad ascoltare il rumore costante delle auto e invece, adesso, la mia casa è travolta dal silenzio. Questa è una situazione quasi surreale con la quale ognuno di noi deve imparare a convivere per cercare di uscirne il prima possibile.
Da quest’altra parte del mondo tento di scrivere una piccola riflessione riguardo alla situazione attuale. Sarebbe scontato dire che non è un momento facile, per nessuno, né per gli adulti che hanno già vissuto due terzi della vita né tantomeno (e soprattutto) per noi giovani ragazzi. Né per la Cina né per l’Italia e per gli altri Paesi a rischio. Io vi scrivo dalla Cina, dove due mesi fa si è diffuso questo maledetto coronavirus. Ero così felice di tornare a casa dopo anni, per passare un bel Capodanno cinese insieme alla mia famiglia. Speravo anche di visitare un po’ questo enorme Paese, che non conosco bene. Ho provato davvero tantissima rabbia quando ho saputo che avremmo dovuto fare la quarantena per via del virus. Nessuno vorrebbe pianificare un viaggio per poi starsene chiuso in casa, no? Ecco. Non vi nascondo che il motivo non era solo quello di non poter girare per i negozi o mangiare i miei amatissimi street food cinesi. Non potevo neanche andare a trovare i miei parenti. Sono stata barricata in casa per una ventina di giorni. Non vi nascondo nemmeno che mi lamentavo tutti i santi giorni. Giuro, non vedevo l’ora di respirare l’aria sporca, di rivedere le strade piene e zeppe di persone incivili, e non. Quanto invidiavo gli amici che si trovavano in Italia, oppure quelli che in qualche modo sono riusciti a tornarci perché sì, io ho dovuto pure posticipare il ritorno! Mi esaltavo tantissimo quelle poche volte che dovevamo andare a fare la spesa... malgrado si trattasse di uscire soltanto per 10 minuti. Mi sono immaginata le mie giornate qui in Cina senza tutto questo casino. Sembrava qualcosa di paradisiaco. La mia vita quotidiana, come quella di tutti gli altri cinesi, era così monotona: andare a dormire alle 4 e svegliarsi alle 14. A volte stavo talmente tanto al cellulare che dopo qualche oretta mi veniva la nausea. La situazione che si era creata qui in Cina non era facile né per chi era direttamente coinvolto né per chi, come me, la subiva da lontano. Sì, perché nella regione in cui sto io ci sono stati pochi casi. I più contagiati erano nelle città distanti da me. Però, un po’ di paura la sentivo pure io. Le scuole sono chiuse e i ragazzi stanno impazzendo, in particolar modo quelli che a giugno avrebbero dovuto sostenere l’Esame di Maturità. Professori e studenti sono tutti esausti di fare lezioni online perché, ammettiamolo, non sono affatto paragonabili a quelle “normali”. Tutti i lavoratori sono preoccupati Gli eroi sono i medici, gli unici a cui non è permesso di dire “sono stanco, voglio dormire”, anzi. Gli eroi siamo stati anche noi... noi cittadini che abbiamo cercato di fare qualcosa nel nostro piccolo, ed ecco che stiamo vedendo dei risultati! Se qualche settimane fa, che si tratti di zona rossa o meno, era obbligatorio farsi misurare la temperatura e registrarsi su appositi registri prima di uscire dal quartiere, dal condominio ecc., adesso è richiesto solo negli ospedali e nei luoghi affollati. Mi sono resa conto come un semplice “forza Wuhan!” o “forza Italia!” può veramente incoraggiare. Prendiamo questa fatidica quarantena come un‘opportunità per riscoprire le cose che avevamo lasciato nel dimenticatoio; per trascorrere più tempo con la nostra famiglia e magari anche con noi stessi. Io in primis apprezzerò di più la mia vita, in tutte le sue forme, e ciò che essa mi offre. Sembra quasi un capitolo di Storia, quella che si studia a scuola, con la sola differenza che questa volta siamo noi i protagonisti; siamo noi che possiamo dimostrare che la solidarietà e l’umanità in questi momenti sono le armi più potenti. E che l’egoismo non porta alla vittoria, anzi. La quarantena ci insegna che dovremmo smettere di criticare ogni cosa; dovremmo goderci quello che abbiamo. Prima che il tempo ci porti via tutto. Prima che ce ne pentiamo. Prima che il “dopo” ci possegga il cervello. Smettiamola di colpevolizzare, serve a poco... eravamo tutti ignari del fatto che sarebbero stati gli ultimi abbracci, attimi di libertà, per un po’.
#iorestoacasa È questo ormai il mood Con il web che ci intasa Di consegne a domicilio da ogni fast food
Giornate intere passate in camera Cercando ispirazione per scrivere ‘sta strofa Che è sempre un po’ a metà e mai del tutto intera Come sta gente qua, che esce e non se ne resta sul sofà
La pizza il sabato sera non ce la toglie nessuno Runner pizza e consegna gratis Al numero civico trentuno
E se esaurisci le cose da fare Non pensarci nemmeno ad uscire Cerca un po’ su Netflix qualcosa da guardare È sicuro che trovi qualche serie da seguire
Era ormai da metà gennaio che sentivamo parlare di Corona Virus, ma noi lo consideravamo come un problema non nostro. Invece eccoci, chiusi in casa per cercare di sfuggire al contagio di questo Virus. Il 4 marzo quando arrivò l’avviso che tutte le scuole sarebbero state chiuse ancora non mi rendevo conto della gravità della situazione, anzi ero felice… pronta ad uscire tutti i giorni, “tanto non c’è scuola!” pensavo. Poi, due giorni dopo, mentre mi trovavo su un autobus per tornare a casa, do un colpo di tosse, tutte le persone si girano verso di me e mi guardano male. Allora mi sono resa conto di quanto questo virus facesse paura alle persone. Fa paura! Ad essere sinceri ora fa paura anche a me, perché anche il solo pensiero che questo Virus possa portarmi via il sogno di partire per un anno negli Stati Uniti o che possa portarmi via persone care… mi fa rabbrividire.
Cosa sta succedendo? È quello che ci chiediamo da circa un mese. Come ne usciremo? Sento persone che non riescono a stare a casa, che vogliono andar fuori per forza perché devono fare attività fisica. Il vero problema è che queste persone, che vogliono uscire in un periodo di così estrema difficoltà, sono le stesse che durante l’anno, quando non ci sono problemi che te lo impediscono, sono i primi che preferiscono stare sul divano a non far niente. Quelli che si dovrebbero lamentare sono i lavoratori, ai quali viene chiesto di continuare a lavorare per cercare di non fermare del tutto l’economia e il paese Italia. E ancora di più il personale sanitario impegnato in prima linea, con turni massacranti (turni??), con alto rischio di contagio. Un altro problema sta nelle norme che le varie aziende/industrie dovrebbero rispettare per salvaguardare l’incolumità di coloro che lavorano e, questo, in molte zone non accade. Passando a me… penso che sicuramente non è una bella situazione quella che stiamo vivendo; quello che prima non ci interessava diventa importante. Quello che sembrava lontano, che sembrava non riguardarci in prima persona, adesso, da un momento all’altro, colpisce anche noi. Posso dire però che, almeno dal mio punto di vista, quando tutto finirà, quello che è accaduto dovrà essere un insegnamento. A me fanno indignare coloro che, dopo che gli era stato chiesto di non muoversi dalla propria regione/provincia, se ne sono infischiati delle regole, andando a sciare, al mare o tornando dai parenti, dall’altra parte dell’Italia, contagiando così anche province che ancora non erano state interessante e rischiando di portare al collasso la sanità, come vediamo in queste ore in Lombardia, anche in zone meno attrezzate. Quello che chiedo ad ognuno di voi, chi può, soprattutto noi ragazzi, è quello di stare a casa; sono sicuro che, a tutti, questo periodo di isolamento costa grossi sacrifici anche se: “Ai nostri bisnonni era stato chiesto di andare in guerra, mentre a noi viene chiesto solo di stare a casa”. E, per fortuna, abbiamo anche la tecnologia che ci permette di mantenerci in contatto, sia vocalmente, sia con i messaggi, sia visivamente (e questo ci aiuta molto!) So che non è semplice e, sono il primo a dirlo, però facciamo tutti uno sforzo, stiamo TUTTI A CASA.