So che stiamo vivendo una situazione difficile, ma sono sicuro che ne usciremo. Mi manca la vita che c'è là fuori, mi mancano le litigate con i miei compagni della 5b e mi mancano le risate con il mio storico compagno di banco e amico, Matteo. Probabilmente molti di noi hanno preso sotto gamba la situazione del coronavirus appena si stava diffondendo e purtroppo ora stiamo vivendo quell'incubo che pensavamo fosse lontano da noi, ma ora l'unica cosa da fare è sperare e rimanere a casa. So che sicuramente è una situazione complicata per tutti, ma io personalmente invidio quei ragazzi e ragazze che attualmente sono in terza e in quarta e che avranno uno o più anni in cui poter continuare ad andare a scuola, perché anche se la scuola è spesso vista dalla maggior parte di noi come una cosa negativa e come una fonte d'ansia, una cosa è certa, gli anni passati tra i banchi di scuola sono quelli che ci ricorderemo per tutta la vita e forse saranno anche per alcuni, i migliori trascorsi della propria vita. Io attualmente spero di poter ritornare a scuola e poter riassaporare il suono della campanella che probabilmente il prossimo anno non sentirò più, nel caso in cui dovessi diplomarmi.
Pandemia, dal greco, “tutto il popolo”, che significa che riguarda tutto il popolo. Noi, adesso, nel 2020, siamo all’interno di una pandemia, di un problema che riguarda tutto, ormai, il popolo terrestre. Da inizio marzo, quasi tutti noi, abbiamo abbandonato forzatamente la nostra vita sociale per una persistente difficoltà comune, con una possibile soluzione condivisa per evitare il contagio. Il covid-19 è una malattia generata dal nuovo Coronavirus, dove “co” sta per Corona, “vi” per Virus, “d” per disease e 19 è l’anno in cui si è manifestata. Il coronavirus è un virus così piccolo che ha avuto la forza di bloccare le attività, le scuole, i lavoratori, gli eventi e l’intera Italia. Al “tempo” del coronavirus, con le scuole chiuse, il tempo non passa mai, o passa troppo veloce per le lunghe ore di sonno in più. Le lezioni online hanno cominciato lentamente ad entrare nelle nostre vite perché, anche se, la tecnologia è ormai all’avanguardia nel 2020, nessuno di noi (studenti e insegnanti) era preparato e pronto a questo tipo di didattica. Nonostante tutto anche questo ci tiene compagnia e diventa un evento importante da rispettare e da attendere con ansia perché ci unisce al mondo esterno e aiuta la nostra routine di vita quotidiana piatta e solitaria a prendere forma. Questo imprevisto non solo è un modo per imparare ad adattarsi alle cose, ma anche un modo per riuscire a creare la nostra normalità in un mondo e in un tempo in cui c’è un’emergenza in cui la nostra normalità viene alterata. Scopriamo che anche le cose più semplici come mettere in ordine la nostra stanza, raggruppare i nostri libri negli scaffali, aprire i quaderni, diventano non più doveri noiosi e privi di senso ma confortante normalità e ci aiutano a scoprire quali siano le nostre priorità. Più di tutto, a scoprire di cosa e di chi abbiamo bisogno nella nostra vita. Tante ore soli, in famiglia, a leggere libri e sfogliare infinite idee nella mente sulle persone e sulle cose fuori dalla nostra finestra, dove il mio viale deserto lascia spazio all’ambiente per respirare, finalmente, aria più pulita ed un mistico senso religioso (che non ho) mi dice che è quello il lato positivo della pandemia. Durante la notte, l’unica vita che c’è là fuori sono le auto della polizia, che fermano quelle poche macchine che passano rumorose sulla strada. Pensandoci bene, tra il 1918 e il 1920 l’influenza spagnola uccise decine di milioni di persone in tutto il mondo e, stando a wikipedia ha ucciso più della terribile peste nera del XIV secolo. Periodo differente, situazione simile ad oggi. L’abisso di differenza è che nel 1918 non c’erano le stesse risorse di oggi, la velocità nel trovare la cura o un vaccino, o anche solo la possibilità di stare in contatto con amici e parenti senza il rischio di ammalarsi. Personalmente mi auguro che presto tutto questo rimanga un solo triste ricordo, che spero resterà scritto nei libri di storia, come monito per i figli, i nipoti e nipoti dei nostri nipoti. Attendo con animo fiducioso di riabbracciare la mia nonna, il mio papà e i miei amici. Il contatto umano è vitale nonostante ora possa essere mortale.
E stasera affacciata alla finestra mi metto in ascolto del silenzio. Mi giungono le voci che di solito non sento, quelle della natura cosi poco ascoltata. Che strano, non avevo mai fatto caso al gracidio delle rane eppure sono cosi vicina all'arno. E poi il verso di un uccello notturno. E cosi penso...penso che questa tragedia è forse un'opportunità...un'opportunità per tornare a vivere davvero, per dare nuovamente un senso a ciò che diamo troppe volte per scontato. L'avevo già imparato quando ancora ragazza persi mia madre...la sofferenza, la morte ci devono, si ci devono insegnare la vita...e pur con la tristezza nera nel cuore per la perdita di tante vite umane mi ritrovo in alcuni momenti a sorridere come non accadeva da tempo...c'è un tempo per imparare, questo è il nostro momento e vorrei urlarlo stasera perché in questo silenzio la mia voce di speranza arriverebbe piu lontano.
Questo silenzio mi parla e io resto in ascolto ...
Grazie per questa iniziativa prima di tutto. Devo ammettere che da quando è iniziata l'emergenza coronavirus, uno dei miei primi pensieri é stato quello di scrivere una lettera alle persone a me care, in modo che qualsiasi cosa mi succeda sarò riuscita a dire quelle cose che spesso non diciamo perché pensiamo di avere tempo. Adesso non sappiamo più se lo avremo perché la morte è accanto a noi ogni giorno e poiché gli altri siamo noi e noi siamo gli altri, io non mi sento esonerata dalla possibilità di morire oggi o domani o dopodomani. Faccio un lavoro, l'infermiera, che mi ha insegnato che la salute è la cosa più importante, senza di quella non si può fare niente e tutti gli altri problemi sono secondari e prima o poi risolvibili. Mi ha insegnato anche a pensare alla morte come facente parte della nostra vita, che può arrivare in qualsiasi momento per chiunque. Ho cercato di crescere i miei figli con questa consapevolezza nella speranza che ciò gli permettesse anche di apprezzare la vita di tutti i giorni con le sue difficoltà e i suoi conflitti. Devo dire che in questo momento ciò è servito e riconosco nei giovani una capacità di adattamento e di resilienza che non tutti gli adulti hanno. Ho molta fiducia nei giovani ed è soprattutto per questo che mi auguro che si possa tornare il prima possibile alla normalità così che loro possano costruire il loro presente ed il loro futuro e noi adulti cercare di costruire con loro un mondo più giusto e sano, dato che per intere generazioni non abbiamo posto troppa attenzione agli altri. Credo e spero che molti di noi impareranno molte cose da questa esperienza e credo e spero che ci saranno dei cambiamenti individuali sul proprio stile di vita, collettivi e politico economico, perché ormai è evidente che il mondo occidentale capitalistico e globalizzato non ha prodotto buoni frutti e che abbiamo creduto di essere liberi perché appartenenti a sistemi democratici senza però esserlo e di essere autori delle nostre azioni quando invece siamo schiavi di falsi bisogni indotti e che abbiamo contribuito fortemente alla distruzione della natura con i nostri singoli comportamenti scellerati, forse più di quelli dei singoli governi. C'è bisogno di rivalutare la figura dei Padri. Il Padre bella famiglia, il Padre come governo che ha a cuore i propri figli cittadini, il Padre che ci nutre lo spirito. Il padre come colui che ci insegna le regole e le leggi e che ci aiuta a saperle rispettare sempre ma soprattutto quando necessario come ora.
Questa situazione è difficile per tutti noi, specialmente per chi si trova in prima linea come infermieri, medici e soccorritori, che sacrificano la propria vita per salvare altre vite. Io sono un soccorritore del 118 da circa 1 anno, tutti i giorni sono a lavoro, per i più bisognosi, faccio 18 ore di servizio, sia in emergenza sia portando la spesa e i farmaci agli anziani. Se non ci fosse questo lavoro, non saprei cosa fare durante il giorno oltre a vedere tante serie tv. Io consiglio a tutti i ragazzi del marcopolo di fare attività di volontariato, vi fa stare bene con voi stessi oltre che fare del bene ad altre persone che ne hanno bisogno. Alcune volte succedono cose non belle che ti fanno capire che nessuno è invincibile. Altre volte invece succedono cose meravigliose, ad esempio un ringraziamento di una persona a cui hai appena salvato la vita che si emoziona e ti dà una carezza piena di affetto